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DONNE IMPRENDITRICIdi Vaidehi Krishnana cura di Phil Bartletraduzione di Porzia PersioMie care sorelle, Oh,
come vorrei condividere le mie attese
Ci
aiuteremo a formarci in nuove abilità
Sapevamo
a malapena chi noi stesse eravamo
Accettavamo
di vivere per gli altri le nostre vite,
Senza
timori siamo fuori di casa finalmente,
A
lavorare sodo continueremo con lena,
Saremo
autosufficienti e ci guadagneremo da vivere;
Che
gli interessi esorbitanti son cose deleterie.
I
nostri benefattori non ci fanno mancare nessun'opportunità,
Però
anche la nostra forza collettiva dobbiamo mobilitare.
Finora
siam rimaste nascoste dietro le nostre porte e le purdah*
Rimanere
dove siamo non ci sarà di giovamento,
Determinate
e lucide in prima fila marceremo
*Velo del sari che copre in parte volto e testa secondo la tradizione indiana. Questa
versione è opera di Vaidehi Krishnan che vuole qui esprimere i sentimenti di un'allieva dalla grande
motivazione, ‘aspirante
imprenditrice ’,
contadina/ capogruppo del programma di formazione alla gestione di microimprese, presso un villaggio
dello stato di Orrissa in India nel dicembre 2001. Questa poesia fu composta di getto in aula durante
il corso di formazione, nella lingua locale “Oriya”,
da una contadina che voleva far conoscere le proprie esperienze alle altre abitanti del villaggio
che, come lei diceva, non avevano avuto il privilegio di frequentare quel corso.
Vaidehi
aveva scambiato per errore questa poesia, lunga diverse pagine, per appunti di concetti di business
spiegati nel corso e ne fu incuriosita tanto da indagare per scoprirne l'origine. La prese come
una sfida e se la fece tradurre in ‘Hindi,’
la lingua nazionale, e ne compose poi una versione inglese conservandone la forma in versi.
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