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IL FATTORE UMANO E L'EMPOWERMENT COMUNITARIO
estate 2008, volume 14, n°1, edizione speciale
di Phil Bartle, fondatore del Community Empowerment Collective
Victoria, British Columbia
traduzione di Lara Derosas
IL
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DIFFERENZA DELLA MAGGIOR PARTE DELLE PAGINE DI QUESTO SITO, QUESTO NON È UN
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Estratto
L'empowerment
comunitario, metodologia speciale per il rafforzamento comunitario, parte dall'idea
che le capacità non possano essere costruite (ingegneria sociale), ma che
si possa stimolare la comunità a svilupparsi da sola. La comunità è
un'istituzione ed è parte della cultura, delle idee e delle azioni acquisite
dall'uomo e, pertanto, diversa dagli uomini che l'hanno acquisita. Lavorare sul campo
rivela che la forza di una comunità si basa sui sedici fattori di forza. Questi
sono descritti e definiti come appartenenti alle sei dimensioni culturali, e quindi
rientrano nell'approccio al "fattore umano" che considera la persona nella
sua interezza.
Introduzione
Come
gli studenti di sociologia e antropologia apprendono nel loro primo anno, l'essere
umani significa possedere una cultura (Henslin, 2004). Il lungo processo di tutta
una vita di acquisizione culturale, l'inculturazione, è un processo di apprendimento.(1) La
cultura con le sue istituzioni, ovvero la società, non è composta dagli
uomini, ma dai pensieri e dalle azioni umane; la cultura (ciò che veramente
ci rende umani) è "portata" dagli uomini.
La
comunità è una delle istituzioni più antiche dell'umanità
ed esiste fin dalla comparsa dell'uomo. Come tutte le istituzioni sociali, la comunità
non può essere né vista, né percepita, né sentita, ma
è un costrutto sociale come il modello di un atomo. Una comunità non
è un essere umano, non può mangiare, pensare, giudicare o giocare a
golf, e non dovremmo antropomorfizzarla, se vogliamo comprenderla appieno e predire
le sue azioni.(2)
Origini
della metodologia dell'empowerment comunitario
La
metodologia dell'empowerment comunitario non è nata come ricerca accademica
o universitaria. Ha avuto origine sul campo come mezzo per risolvere un problema
molto complesso, il problema sociale della povertà. Ciò significa che
non esistono pubblicazioni accademiche sul tema. Quando Einstein scrisse i suoi saggi
all'inizio del XX secolo, tutti conoscevano il significato degli elementi da lui
descritti come e, m, c e "radice quadrata", ma fu lui a raggrupparli per
creare un nuovo modo di vedere l'universo. Voi potreste vedere gli elementi dell'empowerment
comunitario e presumere che tutto questo sia già stato detto, ma così
non è.
Il
fattore umano e l'empowerment comunitario
L'approccio
al fattore umano si è originato grazie al riconoscimento dell'esigenza di
studiare la persona nella sua interezza, compresi gli aspetti spirituali. La metodologia
dell'empowerment comunitario si basa sull'analisi della cultura umana divisa in sei
dimensioni, una delle quali è quella spirituale, comprendente credenze e visioni
del mondo. Tali dimensioni: tecnologica, economica, politica, sociale, valori e visione
del mondo, così come il loro ruolo nell'empowerment, verranno descritte più
avanti.
Empowerment
e sviluppo
Una
ragione per cui alcuni lettori penseranno che questa sia roba datata è l'assonanza
tra sviluppo comunitario ed empowerment comunitario. Sviluppo significa accrescersi
e diventare più complessi. Empowerment significa rafforzarsi. Benché
abbiano diverse definizioni, i due termini sono interconnessi in modo complesso.
L'empowerment
comunitario si differenzia dallo sviluppo comunitario in quanto non ha origine e
orientamento coloniali, non si limita alle comunità rurali e si basa su una
più complessa osservazione della comunità, comprendente le sei dimensioni
culturali e i sedici elementi della forza comunitaria.
Lo
sviluppo, compreso quello comunitario, è un aumento di complessità.
Non si tratta soltanto di un aumento di dimensioni quali popolazione, area di controllo
o ricchezza. Lo sviluppo è più simile alla crescita di una pianta piuttosto
che alla costruzione di una macchina. Pensate a una ghianda in crescita. Non diventerà
una ghianda a forma di casa, bensì una quercia.
Man
mano che acquista forza, una comunità si potenzia. Accresce il suo potere
di ottenere ciò che i suoi membri vogliono, e sviluppa un aumento delle sue
capacità. Possiamo stimolare una comunità a sviluppare le proprie capacità,
ma non possiamo costruirgliele noi.
La
metodologia dell'empowerment comunitario si basa sulle applicazioni pratiche delle
scienze sociali. Va ben oltre lo sviluppo comunitario tradizionale con i suoi pregiudizi
rurali e i legami coloniali. Essa vede la comunità come un qualunque altro
organismo, culturale o biologico, come qualcosa che si rafforza ogni qualvolta si
esercita o lotta.
Quando
diamo tutto a una comunità e facciamo tutto per essa, questa diventa, metaforicamente
parlando, culturalmente "pantofolaia". Ci sono tempi e luoghi appropriati
all'approccio caritatevole, come dopo una catastrofe naturale o causata dall'uomo,
quando la beneficenza può significare la differenza tra la vita e la morte.
Se la dipendenza da beneficenza si protrae troppo a lungo tuttavia, essa contribuirà
a sua volta all'indebolimento della comunità, impoverendola ancor di più.
Con troppo a lungo s'intende più di qualche mese e non, come credono molte
agenzie umanitarie, anni. Proprio come un organismo biologico si atrofizza, così
i beneficiari della carità perderanno la capacità di essere autonomi.
I
principali elementi dell'empowerment comunitario
L'empowerment
comunitario consta di otto principi fondamentali:
- L'equilibrio
di potere (opinionisti e leader, non soltanto la maggioranza demografica) deve volere
che la comunità divenga autonoma e disposta a fare sforzi e sacrifici per
arrivarci (leader e opinionisti potrebbero essere formali e/o informali, riconosciuti
ufficialmente e/o non riconosciuti). Senza questo prerequisito, il mobilitatore sprecherebbe
tempo e farebbe meglio a occuparsi di un'altra comunità;
- Un
agente esperto e/o istruito deve rendersi disponibile a intervenire per stimolare
e guidare la comunità a organizzarsi e agire per vincere la povertà
e divenire più autonoma. Il mobilitatore può essere una persona di
naturale talento e competenza, e la formazione su questo sito è indirizzata
allo sviluppo e all'affinamento di tali competenza e talento;
- Si
può offrire assistenza, ma questa non dovrebbe risultare in una carità
che promuove dipendenza e debolezza, bensì un partenariato, un'assistenza
e una formazione che promuovano autonomia e aumento delle capacità;
- Organizzazioni
o comunità beneficiarie non dovrebbero essere controllate o costrette a cambiare,
ma i professionisti formati come attivisti o mobilitatori dovrebbero intervenire
stimolando, informando e guidando. Si deve evitare l'ingegneria sociale. Sono necessarie
persuasione e facilitazione;
- Gli
organismi si rafforzano esercitandosi, lottando e facendo fronte alle avversità.
La metodologia di empowerment fa proprio questo principio per le organizzazioni sociali.
Gli allenatori sportivi usano lo slogan "senza fatica non c'è risultato".
Noi non promuoviamo la fatica, bensì la lotta e l'impegno;
- La
partecipazione dei beneficiari, soprattutto ai processi decisionali, è essenziale
per aumentare le loro capacità. Le decisioni non possono essere prese per
o da parte della comunità;
- Una
parte consistente (variabile) delle risorse necessarie al progetto comunitario (ovvero
all'azione) deve essere fornita dagli stessi membri della comunità;
- Dobbiamo
far sì che i partecipanti abbiano il completo controllo sin dall'inizio, che
esercitino un completo processo decisionale e accettino la completa responsabilità
per le azioni che porteranno al loro rafforzamento.
Vedi
Bartle (2004) per maggiori dettagli su questi principi
Questa
è il nucleo principale dei principi della metodologia dell'empowerment. Ciascuna
delle sei dimensioni culturali, e ciascuno dei sedici elementi di forza, sono chiamati
nel processo di sostegno alla comunità che si rafforza con l'uso di questi
principi fondamentali.
Elementi
di forza
Quarant'anni
di lavoro nello stimolare le comunità a rafforzarsi hanno portato alla scoperta
di sedici elementi di forza.(3) Ricerche
successive hanno dimostrato, come per gli elementi di Weber su quel che rende forte
una burocrazia,(4)
che
quegli stessi sedici elementi si applicano alla forza delle famiglie e delle organizzazioni
formali.
I
sedici elementi di forza
Altruismo:
La
proporzione e il grado in cui gli individui sono pronti a sacrificare vantaggi personali
a beneficio dell'intera comunità (espressa in gradi di generosità,
umiltà individuale, orgoglio collettivo, supporto reciproco, lealtà,
interesse, cameratismo, fratellanza). Nel momento in cui sviluppa più altruismo,
la comunità sviluppa anche maggiori capacità (ma dove a individui,
famiglie o fazioni è consentito essere avidi ed egoisti a spese della comunità,
quest'ultima si indebolisce).
Valori
comuni:
Il
grado in cui i membri della comunità condividono gli stessi valori, specialmente
l'idea che essi appartengono a un'entità comune che supera l'interesse dei
singoli membri. Quanto più ciò viene condiviso dai membri di una comunità
- o almeno compreso e tollerato - in termini di valori e atteggiamenti altrui, tanto
più forte sarà la comunità (razzismo, pregiudizio e bigotteria
indeboliscono la comunità o l'organizzazione).
Servizi
collettivi:
Le
strutture e i servizi di insediamento umano (quali strade, mercati, acqua potabile,
accesso all'istruzione, servizi sanitari), la loro manutenzione (mantenimento regolare
e riparazioni), la loro sostenibilità, e il grado di accesso da parte di tutti
i membri. Quanto maggiore è la facilità di accesso dei membri alle
strutture comunitarie di prima necessità, tanto maggiore sarà il loro
rafforzamento (nel misurare la capacità delle organizzazioni, ciò include
attrezzature da ufficio, strumenti, forniture, accesso ai servizi igienici e altri
servizi per il personale, strutture e luoghi in cui lavorare).
Comunicazioni:
All'interno
di una comunità, e tra la stessa e l'esterno, la comunicazione consiste in
strade, supporti elettronici (p.es. telefono, radio, TV, internet), stampa (giornali,
riviste, libri), reti, lingue comunemente conosciute, alfabetizzazione, nonché
volontà e abilità di comunicare in generale (il che implica tatto,
diplomazia, disponibilità ad ascoltare così come a parlare). Migliorare
la comunicazione rafforza la comunità (per un'organizzazione, si tratta delle
attrezzature, metodi e pratiche di comunicazione a disposizione del personale). Una
scarsa comunicazione è indice di un'organizzazione o comunità debole.
Sicurezza
di sé:
Pur
trovandosi nei singoli individui, quanta sicurezza di sé è condivisa
dalla comunità nel suo insieme, come per esempio la consapevolezza di poter
ottenere ciò che si desidera? Atteggiamento positivo, disponibilità,
automotivazione, entusiasmo, ottimismo, fiducia in se stessi piuttosto che dipendenza
passiva, disponibilità a lottare per i propri diritti, rifiuto dell'apatia
e del fatalismo, una visione di ciò che è possibile. Maggiore forza
comprende maggior sicurezza.
Contesto
(politico e amministrativo):
Una
comunità sarà più forte, maggiormente in grado di rafforzarsi
e sostenere la propria forza tanto più, quanto più a lungo si trova
in un ambiente che ne incoraggi il rafforzamento. Questo ambiente include elementi
(1) politici (compresi i valori e gli orientamenti dei leader, delle leggi e della
legislazione nazionali), e (2) amministrativi (disposizioni di impiegati pubblici
e tecnici, così come delle regole e procedure di governo). L'ambiente legale.
Se politici, leader, tecnocrati e impiegati pubblici, così come le loro leggi
e regolamenti, imboccano la via passiva dei rifornimenti, allora la comunità
sarà debole, se invece prendono quella attiva che agisce sulla base dell'autoaiuto,
la comunità sarà più forte. Le comunità possono essere
più forti in un contesto che le spinga maggiormente all'azione attiva.
Informazioni:
Più
che avere od ottenere semplicemente informazioni non elaborate, la forza della comunità
dipende dall'abilità di elaborarle e analizzarle, dal livello di consapevolezza,
conoscenza e saggezza tra gli individui chiave e all'interno del gruppo. Se l'informazione
è più efficace e utile, non soltanto in termini di volume, la comunità
ne risulterà più forte (si noti che ciò si collega con gli elementi
comunicativi sopraelencati, ma differisce da essi).
Intervento:
Come
quantificare la portata e l'efficacia dell'animazione (mobilitazione, formazione
gestionale, presa di coscienza, stimolazione) rivolte al rafforzamento della comunità?
Le fonti di beneficenza esterne o interne aumentano il livello di dipendenza e indeboliscono
la comunità, oppure ne sfidano i membri ad agire e quindi a rafforzarsi? L'intervento
è sostenibile o dipende da decisioni di donatori esterni che hanno diversi
obiettivi e programmi rispetto alla comunità? Quando una comunità ha
più fonti di stimolo per lo sviluppo, ha più forza.
Leadership:
I
leader hanno il potere, l'influenza e la capacità di far muovere la comunità.
Più una leadership è efficiente, più forte è la comunità.
Mentre questo non è il luogo per discutere ideologicamente di leadership democratica
o partecipativa, in opposizione a quella totalitaria, autoritaria e di stile dittatoriale,
il tipo di leadership più efficace e sostenibile (per rafforzare la comunità,
e non i suoi leader) è quello che opera in modo da seguire le decisioni e
i desideri dell'intera comunità, ricoprendo la funzione di pungolo e ausilio
al tempo stesso. I leader devono possedere competenze, volontà e un minimo
di carisma. Più efficiente è la leadership, maggiori le capacità
della comunità o dell'organizzazione (la mancanza di una buona leadership
la indebolisce).
Networking:
Non
è soltanto "che cosa si conosce", ma anche "chi si conosce"
a essere fonte di forza (come spesso si dice scherzando, non sarà tanto la
"conoscenza", quanto "le conoscenze" a darvi un lavoro). Fino
a che punto i membri di una comunità, soprattutto i suoi leader, conoscono
quelle persone (e le loro agenzie od organizzazioni) che possono fornire risorse
utili per il rafforzamente della comunità nel suo insieme? Si intendono quelle
relazioni utili, potenziali ed effettive, che esistono all'interno di una comunità
e con persone al di fuori di essa. Più il network è efficiente, più
forte è la comunità od organizzazione (l'isolamento produce debolezza).
Organizzazione:
Il
grado in cui i diversi membri della comunità percepiscono il proprio ruolo
nel supporto alla collettività (in contrasto con il fatto di essere un puro
insieme di individui separati), ivi comprese (nel senso sociologico) l'integrità
organizzativa, la struttura, le procedure, i processi decisionali, l'efficienza,
la divisione del lavoro e la complementarietà di ruoli e funzioni. Più
una comunità è organizzata in maniera efficiente, maggiore la sua capacità
o forza.
Potere
politico:
Il
grado in cui la comunità può partecipare nei processi decisionali nazionali
e regionali. Così come gli individui hanno un diverso grado di potere all'interno
di una comunità, le comunità hanno un diverso grado di potere e influenza
nei limiti della propria regione e nazione. Quanto maggior potere e influenza politica
un'organizzazione o comunità riesce a esercitare, tanto più alto il
suo livello di capacità.
Competenze:
L'abilità,
presente nei singoli, di contribuire all'organizzazione comunitaria e quella di realizzare
ciò che si deve fare, competenze tecniche, gestionali, organizzative e di
mobilitazione. Quante più competenze (di gruppo o individuali) una comunità
od organizzazione riesce a ottenere e usare, tanto più essa ne viene rafforzata.
Fiducia:
Il
grado in cui i membri della comunità si fidano gli uni degli altri, specialmente
dei leader e di coloro che agiscono nella comunità, che a sua volta è
il riflesso del grado d'integrità (onestà, affidabilità, apertura,
trasparenza, fiducia) al suo interno. Più fiducia e affidabilità all'interno
di una comunità riflettono la sua aumentata capacità (invece disonestà,
corruzione, malversazione e deviazione delle risorse organizzative contribuiscono
alla debolezza della comunità).
Unità:
Si
tratta di un condiviso senso di appartenenza a un'entità riconosciuta (p.es.
il gruppo che compone la comunità), nonostante il fatto che ogni comunità
porti in sé divisioni o scismi (religiosi, di classe, status, reddito, età,
sesso, etnia e clan), il grado in cui i membri della comunità sono disposti
a tollerare le reciproche divergenze e a cooperare e collaborare, il senso di un
obiettivo o visione comune, valori condivisi. Quando una comunità od organizzazione
è più unita, è più forte (unità non significa
che tutti sono uguali, ma che ognuno tollera le reciproche differenze, lavorando
per il bene comune).
Ricchezza:
Il
grado in cui la comunità nel suo insieme (in opposizione ai singoli al suo
interno) esercita il controllo sulle risorse effettive e potenziali, e la produzione
e distribuzione di beni scarsi e utili, e servizi monetari e non monetari (compresi
il lavoro fornito gratuitamente, la terra, le attrezzature, le forniture, la conoscenza,
le competenze). Più una comunità è ricca, più è
forte (se individui, famiglie o fazioni avide accumulano ricchezza a spese della
comunità o dell'organizzazione, questa s'indebolisce).
Le
sei dimensioni culturali nella comunità
Sopra
abbiamo menzionato il fatto che la metodologia dell'empowerment comunitario prevede
le sei dimensioni culturali e applica i cinque principi rafforzativi a ciascuna di
esse. Qui vengono descritte più dettagliatamente.
La
dimensione tecnologica nella comunità:
La
dimensione tecnologica nella comunità è rappresentata dai suoi capitale,
strumenti e competenze, nonché dal suo modo d'interagire con l'ambiente fisico.
È l'interfaccia tra l'umanità e la natura.
Ricordate,
non sono gli strumenti fisici in sé a costituire la dimensione tecnologica,
ma le idee e i comportamenti acquisiti che permettono agli uomini di inventarli,
usarli e insegnarli ad altri. La tecnologia è una dimensione culturale, tanto
quanto le credenze e i modelli d'interazione; è simbolica. La tecnologia è
culturale.
Questa
dimensione culturale è ciò che gli economisti chiamano "capitale
reale" (opposto al capitale finanziario). Si tratta di qualcosa che ha valore,
non prodotto per il consumo diretto, bensì con lo scopo di aumentare la produzione
(quindi più ricchezza) nel futuro; investimento.
Nello
sviluppo delle capacità, è uno dei sedici elementi di forza a cambiare
(aumentare), allorché una comunità o un'organizzazione si rafforza.
Nella guerra alla povertà la tecnologia fornisce un armamentario importante.
Per
un individuo o una famiglia, la tecnologia comprende la casa, l'arredamento e gli
impianti domestici, come componenti e utensili da cucina, porte, finestre, letti
e lampade. La lingua, una delle caratteristiche umane più importanti, pertiene
alla dimensione tecnologica (in quanto strumento). Ciò si affianca ai supporti
di comunicazione, come radio, telefoni, TV, libri e macchine per scrivere (oggi computer).
In
un'organizzazione, la tecnologia comprende scrivanie, computer, carta, sedie, penne,
spazi per gli uffici, telefoni, bagni e mense. Alcune organizzazioni hanno una tecnologia
specifica: palloni e uniformi per le squadre di calcio, lavagne e gessetti per le
scuole, altari e panche per le chiese, pistole e manganelli per le forze di polizia,
trasmittenti e microfoni per le stazioni radio.
In
una comunità, la tecnologia collettiva comprende strutture quali latrine pubbliche
e punti idrici, strade, mercati, ospedali, scuole, cartelli stradali, parchi, centri
di comunità, biblioteche e campi sportivi. La tecnologia comunitaria di proprietà
privata può includere negozi, fabbriche, case e ristoranti.
Quando
un facilitatore incoraggia una comunità a costruire una latrina o un pozzo,
si introduce una nuova tecnologia. Un pozzo (o una latrina) è uno strumento
(e un investimento) così come un martello o un computer.
In
generale (ma vi sono delle eccezioni), la tecnologia è delle sei dimensioni
forse quella che permette più facilmente l'introduzione di un cambiamento
socioculturale. È più facile introdurre una radio transistor che un
nuovo credo religioso, una nuova gamma di valori o una nuova forma di famiglia. Paradossalmente,
tuttavia, l'introduzione di nuove tecnologie (inventandole o prendendole a prestito)
porta a cambiamenti in tutte le altre cinque dimensioni culturali.
Ricordate
che ci sono sempre delle eccezioni; nella società Amish, per esempio, fu presa
la decisione unanime e consapevole di resistere all'introduzione di nuove tecnologie.
Essa si affida alla preservazione delle antiche tecnologie (niente trattori, automobili
o radio) come carri e aratri trainati da cavalli, per rafforzare il proprio senso
d'identità culturale.
Tali
cambiamenti non sono facilmente prevedibili, né vanno sempre nella direzione
voluta. Dopo che avvengono possono sembrare logici, sebbene precedentemente non fossero
prevedibili.
Nel
corso della storia umana, la tecnologia è generalmente cambiata diventando
più complessa, più sofisticata e con un maggior controllo sull'energia.
Una forma non ne rimpiazza subito un'altra (sebbene i cocchi siano passati di moda
da quando l'auto ha rimpiazzato il cavallo in un secolo di cambiamenti).
Solitamente,
i cambiamenti sono cumulativi, con i vecchi strumenti e tecnologie che diventano
obsoleti nel risultare di sempre minor utilità, meno efficienti e più
costosi. Nell'ampio raggio della storia, la raccolta e la caccia hanno ceduto il
passo all'agricoltura (eccetto che per pochi gruppi residui). Allo stesso modo, l'agricoltura
ha ceduto il posto all'industria. Coloro che ancora utilizzano le vecchie e poco
efficienti tecnologie si trovano spesso ai margini e in situazioni di povertà.
Dove la tecnologia è altamente avanzata (p.es. l'informatica, i computer e
internet), essa è utilizzata da un'esigua fetta della popolazione mondiale.
La
tecnologia che potrebbe essere introdotta dai mobilitatori può essere pertinente
alla medicina (ospedali e medicinali) e alla sanità (acqua potabile, igiene),
agli edifici scolastici o ai mercati coperti delle aree rurali. Non è che
gli abitanti del posto non ne sapessero nulla; semplicemente, non li avevano prima
che la mobilitazione permettesse loro di ottenerli. Il facilitatore deve essere preparato
a capire gli effetti dell'introduzione di un cambiamento nella dimensione tecnologica
sulle altre dimensioni culturali.
La
dimensione economica nella comunità:
La
dimensione economica nella comunità consiste nei suoi diversi modi e mezzi
di produzione e distribuzione di beni scarsi e utili, e di servizi (ricchezza), che
siano ricavati da donazioni, obbligazioni, baratti, commerci o allocazioni statali.
Non
sono gli oggetti fisici come il denaro che formano la dimensione economica della
cultura, ma le idee e i comportamenti che dànno valore al denaro (e ad altri
oggetti) posseduti dagli uomini che hanno creato il sistema economico in cui operano.
La ricchezza non è soltanto il denaro, così come la povertà
non ne è soltanto la mancanza.
La
ricchezza rientra nei sedici elementi della forza comunitaria o della capacità
organizzativa. Quando un'organizzazione o una comunità dispone di maggior
ricchezza (che può controllare in quanto organizzazione o comunità),
allora ha più potere e possibilità di ottenere ciò che vuole.
Nel
corso della storia umana, la tendenza generale nelle trasformazioni economiche è
passata dalla semplicità alla complessità. Un sistema non ne ha mai
rimpiazzato subito un altro, ma si sono aggiunti nuovi sistemi, mentre quelli meno
utili sono lentamente scomparsi.
Nei
gruppi piccoli, la ricchezza (tutto ciò che era scarso e utile) veniva distribuita
secondo semplici obbligazioni familiari. Quando qualcuno tornava a casa con del cibo
o delle vesti, il tutto veniva ripartito tra gli altri membri della famiglia senza
aspettarsene un ritorno immediato.
Man
mano che una società diventava più complessa e gruppi diversi entravano
in contatto tra di loro, si sviluppò una semplice forma di commercio tramite
diversi tipi di baratto. La distribuzione all'interno di ciascun gruppo familiare
rimase più o meno la stessa. Quando il baratto divenne sempre più complesso
ed esteso, vennero aggiunte nuove istituzioni per semplificare la contabilità:
valute, conti, banche, crediti, carte di credito e di debito. Questo non rimosse
subito le forme precedenti, ma le donazioni e la distribuzione familiare infine si
ridimensionarono nella vasta gamma di sistemi distributivi, e il baratto perse rilevanza.
Ricordate
che la valuta (contante, denaro) di per sé non ha valore intrinseco. Ne ha
soltanto perché la società - la comunità e la cultura - vi ha
assegnato del valore. Una banconota da cento euro, per esempio, può essere
usata per accendere il fuoco o rollarsi una sigaretta, ma il suo valore nominale
è molto più alto rispetto a queste cose.
In
ogni comunità troveremo diverse forme di distribuzione della ricchezza. Per
il mobilitatore comunitario è importante imparare quali sono e che cosa possono
dare, con che cosa le si può scambiare, comprare e vendere. In molte società
alcune forme di ricchezza non possono essere distribuite acquistandole, come i favori
sessuali, le spose, l'ospitalità, i figli, il divertimento. Si ritrovano molte
variazioni in proposito. Imparare come sono distribuite, secondo quali condizioni
e tra chi (poiché sono tutti fattori diversi) è parte della ricerca
che il mobilitatore deve fare.
Qualora
una comunità decida di distribuire l'acqua su base forfettaria per tutti i
residenti, o di distribuirla in base al pagamento per ogni contenitore d'acqua raccolta,
compie una scelta tra due sistemi di distribuzione economica molto diversi.
L'animatore
dovrebbe incoraggiare la comunità a scegliere ciò che vuole, conformemente
ai valori e alle posizioni prevalenti (un buon mobilitatore non cercherà d'imporre
la propria opinione su quale sarebbe il migliore sistema di distribuzione; i membri
della comunità, devono decidere tutti consensualmente).
La
dimensione politica nella comunità:
La
dimensione politica nella comunità consiste nei diversi modi e mezzi di distribuzione
di potere, influenza e decisionalità. Non è l'equivalente dell'ideologia,
che pertiene alla dimensione dei valori. Include tipologie di governo e sistemi di
gestione, ma non si limita a essi. Comprende anche il modo in cui piccole bande o
gruppi informali prendono decisioni quando non hanno un capo riconosciuto.
Il
potere politico è tra i sedici elementi del potere comunitario o della capacità
organizzativa. Quanto maggiore il suo potere e influenza politica, tanto più
ampio il suo raggio di possibilità.
Un
animatore deve essere in grado di identificare i diversi tipi di leader in una comunità.
Alcuni sono investiti di un'autorità tradizionale o burocratica; altri possiedono
personali doti carismatiche. Mentre lavora in una comunità, l'animatore deve
essere in grado di aiutare lo sviluppo del sistema decisionale e di potere esistente
per promuovere l'unità nella comunità, e in quelle decisioni di gruppo
che beneficino l'intera comunità e non gli interessi personali.
Nel
corso della storia umana, la leadership (potere e influenza) era all'inizio diffusa,
temporanea e minima. In un piccolo gruppo di raccoglitori e cacciatori, il leader
poteva essere chiunque suggerisse e organizzasse una battuta di caccia. Nei piccoli
gruppi non c'erano capi, anziani o re, pertanto gli antropologi li definiscono "acefali"
(senza testa).
Man
mano che la storia procede, i sistemi politici diventano sempre più complessi
e il potere e l'influenza aumentano e riguardano un numero sempre maggiore di persone.
I livelli di sofisticazione e gerarchia politica vanno dal gruppo acefalo, alla banda,
alla tribù, passando dal regno e fino allo stato-nazione.
Nel
gruppo più semplice, si riscontra una minima differenza tra la quantità
di potere e influenza del leader e del membro di grado più basso. Confrontatela
con la differenza tra il potere e l'influenza del Presidente degli USA e quelli del
custode addetto alle pulizie dei gabinetti di un hotel nei bassifondi di Washington.
Le
comunità, comprese quelle in cui operate, hanno tutte un qualche sistema politico
e una certa distanza tra i livelli più alti e più bassi del potere
tra individui e gruppi. Il primo compito del mobilitatore è quello di capire
come funziona, come potere e influenza vengono distribuiti (non sempre nello stesso
modo) e quali cambiamenti possono verificarsi.
Il
mobilitatore avrà una qualche influenza su quella disposizione del potere,
quando spingerà alla formazione di un comitato per lo sviluppo. Sarà
inoltre sua responsabilità incoraggiare un aumento della complessità
politica, qualora quello sia il primo comitato nella comunità.
La
dimensione istituzionale nella comunità:
La
dimensione sociale o istituzionale nella comunità è composta dai modi
in cui una persona agisce, interagisce con gli altri, reagisce, e dalle sue aspettative
riguardo alle azioni e interazioni degli altri. Comprende istituzioni quali il matrimonio
o l'amicizia, ruoli come quello di madre o poliziotto, status o classe, e altri modelli
comportamentali.
La
dimensione istituzionale della società è la prima cosa a cui pensano
molti non sociologi quando si menziona la parola "sociologia". Tuttavia,
essa è soltanto una delle sei dimensioni dell'organizzazione sociale (cultura).
Questa
dimensione comprende il modo in cui le persone interagiscono, le loro aspettative,
opinioni, convinzioni, previsioni, risposte e reazioni. Tratta quei modelli relazionali
talvolta identificati come ruoli e status, e la formazione di gruppi e istituzioni
che ne derivano.
Una
"suocera", per esempio, è sia un ruolo (con uno status), sia un'istituzione.
In una comunità, l'oganizzazione sociale è la somma totale di tutte
quelle interrelazioni e modelli.
Il
livello organizzativo (o complessità organizzativa), il grado di suddivisione
del lavoro, la misura della divisione dei ruoli e delle funzioni, è un altro
dei sedici elementi di forza comunitaria o capacità organizzativa. Più
la comunità è organizzata, e più efficientemente (e il mobilitatore
può aiutarla in questo), maggiore sarà la capacità necessaria
a raggiungere i propri obiettivi collettivi od organizzativi.
Proprio
come per le altre dimensioni, nel corso della storia il movimento generale è
passato dalla semplicità alla complessità. Nelle società primitive
la famiglia era comunità e anche società. La famiglia definiva tutti
i ruoli e gli status. Quando le società si son fatte più complesse,
dapprima le famiglie sono divenute più complesse, e in seguito si sono sviluppate
e affermate tutta una serie di relazioni extrafamiliari. Successivamente si è
verificato il declino dell'importanza della famiglia stessa tra i numerosi altri
sistemi relazionali.
Ogni
volta che si crea un nuovo ruolo con doveri, responsabilità, diritti e un
dato modello comportamentale, la società diventa più complessa. Se
si incoraggia la formazione di un nuovo comitato per lo sviluppo, con posizioni e
appartenenza ufficiali, la comunità diviene più complessa.
Una
piccola comunità rurale senza ospedali o scuole è probabilmente composta
da abitanti imparentati fra di loro attraverso matrimoni e/o discendenza. Se spingete
quella comunità a costruire una scuola o un ospedale, con operatori sanitari
o insegnanti retribuiti (solitamente esterni), incrementerete la complessità
sociale di quella comunità.
In
questo senso, la dimensione sociale è probabilmente simile a quella tecnologica
nel suo essere meno refrattaria (rispetto alle altre dimensioni, soprattutto le ultime
due) all'introduzione di trasformazioni sociali. Come con tutte e sei le dimensioni,
il cambiamento nella dimensione sociale si ripercuoterà sulle altre cinque.
Per
agire con successo, l'animatore deve conoscere le istituzioni locali, i diversi ruoli
occupati da uomini e donne, e le principali forme di interazione sociale.
La
dimensione dei valori estetici e morali nella comunità:
La
dimensione dei valori estetici e morali nella comunità è la struttura
delle idee, talvolta paradossale, incoerente o contraddittoria, che la gente ha di
bene e male, bello e brutto, giusto e iniquo, cioè delle giustificazioni addotte
per spiegare le proprie azioni.
I
tre assi lungo i quali la gente esprime dei giudizi dipendono da ciò che si
è assimilato durante l'infanzia. Questi includono il discrimine, basato sui
valori sociali e comunitari, tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, bello e brutto.
Essi
non si trasmettono con i geni, ma tramite la socializzazione. Ciò implica
che possono essere nuovamente appresi; che possiamo cambiare il nostro modo di giudicare.
Tuttavia, è incredibilmente difficile cambiare i valori di una comunità,
soprattutto se gli abitanti si accorgono che si sta tentando di cambiarli. Cambieranno
infine, grazie all'evoluzione degli standard comunitari, ma quel cambiamento non
può essere forzato o guidato da un'influenza esterna o da una manipolazione
cosciente.
Gli
standard comunitari condivisi sono importanti per la comunità e l'identità
personale; quel che siamo dipende in larga parte dai valori in cui crediamo. Il grado
in cui i membri di una comunità o di un'organizzazione condividono i valori,
e/o rispettano quelli altrui, è una componente importante tra i sedici elementi
di forza e capacità.
I
valori tendono a cambiare quando la comunità si fa più complessa, più
eterogenea e più connessa con il mondo. I cambiamenti nei valori scaturiscono
generalmente da innovazioni tecnologiche e trasformazioni dell'organizzazione sociale,
e non da prediche o lezioni su come apportarli.
Nella
storia umana non sembra trovarsi un orientamento generale per quanto riguarda i cambiamenti,
o che il modo di giudicare diventi più o meno liberale, tollerante, comprensivo,
aperto, quando le società si fanno più complesse e sofisticate. Diverse
comunità alle due estremità dello spettro di complessità sociale
mostrano diversi gradi di rigidità. Malgrado ciò, all'interno di ogni
comunità si riscontra solitamente una gamma ristretta di valori tra i suoi
membri. Le comunità urbane ed eterogenee tendono a presentare una variazione
più ampia di valori estetici e morali.
Non
è facile prevedere gli standard dei valori di una qualsiasi comunità,
prima di andarvi a vivere e capire come operarvi all'interno. Tuttavia, proprio perché
sono importanti, è necessario che il mobilitatore impari quanto più
gli è possibile sugli standard comunitari, e non dia per scontato che equivalgano
ai suoi.
Mentre
l'introduzione di nuove strutture e servizi può portare a cambiamenti negli
standard di una comunità, tutto ciò che il mobilitatore propone deve
essere visto all'interno dell'insieme dei valori comunitari prevalenti. Ogni qualvolta
un animatore introduce nuovi modi di fare nella comunità, si devono prenderne
in considerazione i valori predominanti, pur se contraddittori e diversi.
La
dimensione dei concetti religiosi nella comunità:
La
dimensione dei concetti religiosi nella comunità è un'altra struttura
di idee, anch'esse talvolta contraddittorie, che la gente ha sulla natura dell'universo,
il mondo che la circonda, il proprio ruolo in esso, le cause e gli effetti, la natura
del tempo, la materia e il comportamento.
Talvolta
si pensa che questa dimensione sia quella della religione popolare. Si tratta di
una categoria più ampia e include per esempio anche il credo ateistico che
l'uomo abbia creato Dio a propria immagine. Comprende inoltre le credenze condivise
sulla genesi dell'universo, su come esso opera e su che cos'è la realtà.
È la religione, e molto altro ancora.
Quando
il mobilitatore fa cadere una matita per terra, dimostra di credere nella gravità.
Se dice che il sole sorge al mattino (non è così; è la terra
che gli gira intorno) esprime un punto di vista ormai superato.
Se
il mobilitatore viene visto come qualcuno che attacca le credenze popolari, il suo
lavoro ne verrà ostacolato, la gente si opporrà a lui e ai suoi obiettivi,
ed egli fallirà come mobilitatore. Che il mobilitatore voglia o no opporsi
alle credenze locali, dovrà dare a vedere di non volerle cambiare.
Nell'ampia
curva dell'esistenza umana, la tendenza generale del cambiamento è risultata
nel calo del numero degli dèi e nel passaggio dalla differenziazione fra spazio
sacro e profano allo spazio secolare. Dal politeismo locale con tanti dèi,
gli uomini sono passati a un politeismo più ristretto, fino a giungere al
monoteismo (un solo Dio), dopodichè si è riscontrato un aumento nel
numero di persone che non credono in alcun Dio.
Dall'esperienza
umana sembra di capire che i popoli tradizionalmente politeisti siano più
tolleranti verso gli altri dèi che non le cosiddette religioni "universali",
le quali pretendono ognuna di detenere la sola e unica verità. Spaventose
guerre sono state combattute in nome delle religioni (un'ironia, se si pensa che
la maggior parte di queste predicano pace e tolleranza), e ciò dovrebbe rappresentare
un monito per il mobilitatore sulla misura del fervore religioso della gente.
L'animatore
deve imparare, studiare ed essere consapevole delle credenze prevalenti nella comunità.
Per essere un efficace catalizzatore di cambiamento sociale, l'animatore deve dare
suggerimenti e promuovere azioni che non offendano quelle credenze prevalenti e che
siano conformi, o almeno appropriati, alle credenze e ai concetti esistenti sul funzionamento
dell'universo.
Il
fattore umano e la forza della comunità
Uno
dei diversi vantaggi dell'approccio al "fattore umano" nella comprensione
di società e cultura, è quello di guardare alla persona nella sua totalità,
comprese le caratteristiche spirituali e quelle tecnologiche, economiche, politiche,
sociali e dei valori.
Questo,
a sua volta, corrobora l'uso delle sei dimensioni culturali nella ricerca e analisi
sociale e culturale. Le sei dimensioni comprendono tecnologia, economia, politica,
istituzioni, ideologie e visioni del mondo. Servono inoltre a organizzare il materiale
etnografico, istruire sulla natura della cultura, nonché a sviluppare strategie
di ricerca. (5)
Sviluppo
ed empowerment comunitario, che pertengono al campo della sociologia applicata, non
possono affermarsi senza il fattore umano. Una comunità è un'istituzione
sociale, parte della cultura, e consiste delle idee e dei comportamenti umani. Perché
una comunità si sviluppi e si rafforzi, si deve agire nel contesto degli esseri
umani che la costituiscono. Come il fattore umano guarda alla persona nella sua interezza,
così l'empowerment comunitario deve guardare all'intera comunità.
Note
finali
1.
Inculturazione e socializzazione sono descritte sul sito dell'empowerment comunitario.
Vedi: edu-inti.htm
2.
Ciò che si dice prospettiva sociologica.
Vedi: per-inti.htm.
3.
I sedici elementi di forza sono descritti sul sito dell'empowerment comunitario.
Vedi: mea-inti.htm.
4.
I contributi principali di Weber, compresi quelli sulla burocrazia, sono elencati
sul sito dell'empowerment comunitario.
Vedi: .cla-webi.htm.
5.
Le sei dimensioni sono descritte sul sito dell'empowerment comunitario.
Vedi: dim-inti.htm
Riferimenti
citati
Bartle,
Phil, 2005, The
Sociology of Communities, an introduction..
Camosun College, Victoria,
Henslin,
James M., Dan Glenday, Ann Duffy e Norene Pupo. 2004.
Sociology:
A Down–to–Earth Approach, ,
Third Canadian Edition. Toronto: Pearson
Weber,
Max, 1946, From
Max Weber; Essays in Sociology..
(H Gerth & C. Wright Mills, trans e ed), New York, Oxford
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––»«––Ultimo aggiornamento: 08.10.2011
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