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di Phil Bartle, PhD

tradotto da Simona Bertini

3. Gli adulti non sono bambini: servono approcci diversi

Quando insegniamo ad altre persone è facile pensare che noi siamo gli adulti, mentre coloro che imparano sono i bambini. Dopo tutto questa è la situazione che si presenta a scuola, giusto?

Sbaglieremmo. Quando si insegna l'alfabetizzazione, quelli che imparano sono adulti e non bambini. Il fatto che non sappiano né leggere né scrivere non significa che siano inferiori.

Dobbiamo essere sicuri di non dare l'impressione, con i gesti del corpo, il tono della voce o il modo in cui ci esprimiamo, di pensare di essere superiori a loro (più grandi di età, superiori, più forti). Perchè facendolo non si sentiranno incoraggiati e li potremmo perdere, fallendo così nell'insegnamento dell'alfabetizzazione.

Quando insegniamo a degli adulti dobbiamo ricordare consapevolmente che non sono dei bambini e dobbiamo evitare che la nostra immaginazione lo pensi. Essendo adulti, devono essere nostri pari e da tali li dobbiamo trattare. Non dobbiamo dedicare molto tempo e sforzi nel fare ciò che si fa quando si insegna a dei bambini.

I bambini devono imparare molto di più del tema in oggetto: imparano cos'è il potere, come comportarsi nel mondo, in una comunità e come gestire i loro capricci. I partecipanti ad un'alfabetizzazione di persone adulte non sono bambini e dobbiamo evitare il comportamento automatico e sconsiderato che fa sentire loro di essere bambini. Chi insegna in una scuola dedica maggiori sforzi, tempo e pensieri per assicurarsi che i bambini si comportino bene e che lo ascoltino. Non si dovrebbe dedicare nemmeno un minuto a questo aspetto. Se lo facessimo, i partecipanti adulti lo capirebbero subito e reagirebbero rifiutandosi di imparare ciò che abbiamo da offrire.

Se dimostriamo ai partecipanti che li consideriamo adulti e pari, allora risponderanno meglio ai nostri metodi per guidarli verso l'alfabetizzazione.

Note su tutto quello scritto sopra (il lungo documento)

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Ultimo aggiornamento: 10.10.2011