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I BENEFICI DELLA VALUTAZIONE PARTECIPATA

di Doreen Boyd

a cura di Phil Bartle, PhD

traduzione di Stefania Castelli


Alcuni benefici:

L’esercizio della valutazione partecipata serve sia a verificare ciò che le persone conoscono intuitivamente riguardo alla comunità sia a correggere le informazioni errate nonché il modo in cui essi percepiscono le situazioni qualora una prova empirica sia applicata alle condizioni attuali.

Un’indagine o una valutazione professionale della comunità fatta dai suoi stessi membri dà inizio al processo di partecipazione e motivazione, cruciale per la sostenibilità di tutte le attività. Le persone si sentono coinvolte a pieno titolo: nel corso dell’analisi dei dati acquisiscono la consapevolezza delle cause principali delle loro condizioni. Questo facilita l’istruzione finalizzata allo sviluppo che, a sua volta, li porta a comprendere la loro causa e le pressioni necessarie affinché si giunga a un cambiamento. Aiuta ad allontanare i membri della comunità dall’approccio individualistico o soggettivo della valutazione dei bisogni e li spinge verso un approccio più ampio a livello comunitario.

Credo che questa sia la principale difficoltà che si riscontra negli altri metodi per determinare i bisogni ed anche il patrimonio di una comunità. Le persone, per loro natura, tendono a essere obiettive: giudicano le cose secondo il loro personale punto di vista. Il che non è del tutto sbagliato, ma altera i risultati e predispone gli individui al disappunto quando i loro bisogni “personali” non sono soddisfatti, il che potrebbe indurli a evitare di partecipare.

La relazione sull’esercizio di indagine fornisce un documento che può essere impiegato a ogni livello, proprio come le valutazioni della povertà su scala nazionale vengono impiegate, ad esempio, per predisporre - grazie alle conclusioni del lavoro d’indagine - un piano d’azione e una strategia per lo sradicamento della povertà su misura per le condizioni di una data comunità, al fine di giustificare cambiamenti della politica e altri interventi “dall’alto” dando opportunità ai gruppi della comunità di contribuire alle macro decisioni che hanno un impatto sulle loro vite nonché giustificare la mobilitazione delle risorse per espletare gli interventi necessari.

Questi sono alcuni pensieri che si basano sulla mia esperienza acquisita fin ora in molte regioni del mondo e applicando le tecniche di PAR come parte del processo.

Generalmente a ciò segue la mappatura della comunità (il disegno della mappa) che in molte circostanze permettere di scoprire le informazioni errate o mancanti riguardo ai confini o l’ubicazione delle infrastrutture strategiche (ad es. le tubazioni e i servizi igienici, i negozi). In modo naturale porta a scoprire e ad avere delle certezze mettendo le persone in grado di familiarizzare con l’idea dell’indagine sulla comunità.

Detto per inciso, non mi è mai capitato che i membri della comunità si siano rifiutati di portare a termine l’esercizio o non siano stati in grado di svolgerlo dopo che era stato detto loro come fare.

Altri pensieri:

In questo tipo di processo, la cosa principale da sottolineare ai facilitatori è il bisogno di riconoscere ed essere a conoscenza del fatto che la gente comune ha possibilità straordinarie pur vivendo in condizioni di povertà. In altre parole, la povertà materiale non è sinonimo di povertà spirituale, di mancanza di idee, di sogni o di aspirazioni. Non è neppure l’incapacità di tradurre queste idee in azioni, di far avverare i sogni e di concretizzare le aspirazioni.

Bisogna aver fede nella capacità delle persone e nel processo che si intende facilitare.

Molti professionisti non capiscono ancora il bisogno sentito da parte dei membri delle comunità di prendere delle decisioni su ciò che li riguarda; ancor di più, essi non credono che siano in grado di farlo poiché ritengono, grazie alle informazioni che hanno raccolto e analizzato, di dover stabilire loro cosa sia utile.

Tutto quanto sopra esposto naturalmente è una spiegazione generica per tutto il lavoro svolto dai facilitatori, ma è importantissimo per il processo di PAR perché la “ricerca” di solito è considerata il privilegio di specialisti altamente preparati e non delle masse di analfabeti o di persone dalla scarsa scolarizzazione che spesso sono l’oggetto dell’indagine invece di essere il soggetto che effettua la ricerca.

Doreen Boyd, UNDP Barbados
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Ultimo aggiornamento: 14.10.2011

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