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ASSISTENZA SOCIALE DI COMUNITÀ

DI Phil Bartle, PhD

Tradotto da Francesca Pozza


In onore di Rädda Barnen*


Materiale di formazione

Se una comunità si può organizzare per costruire una latrina, perché non organizzarla per l'assistenza sociale?

Introduzione:

Questo è un altro documento di formazione nella serie dei metodi di mobilitazione delle comunità che spiega come ottenere risultati non fisici, diversi dalla costruzione di un sistema di approvvigionamento idrico comunale, di una clinica o di una scuola.

Il risultato è un programma di servizi per i membri vulnerabili della comunità, molti dei quali possono migliorare la propria condizione solamente ricevendo un minimo di aiuto e incoraggiamento.

Cos'è l'assistenza sociale?

L'assistenza sociale come professione è uno strano mix di cose diverse. Viene normalmente praticata da funzionari governativi in Occidente (Europa e Nord America) e da alcuni dipendenti delle ONG internazionali.

L'assistenza sociale si rivolge a persone che spesso vengono definite vulnerabili, ovvero le persone che a causa di condizioni o circostanze particolari si trovano in una posizione di debolezza o vulnerabilità rispetto alla maggioranza di una società. Spesso si tratta di membri della società che hanno bisogno di aiuto. Normalmente si tratta di persone con disabilità fisiche o mentali, persone che non sono in grado di lavorare per mantenersi o di prendersi cura di sé. In casi speciali, potrebbe trattarsi di donne maltrattate (che hanno subito aggressioni fisiche o emotive, ad es. dal coniuge, e che non riescono ad uscire da quelle situazioni pericolose da sole), anziani fragili, bambini senza genitori che li sostengano o che vengono maltrattati.

I compiti di un assistente sociale sono principalmente amministrativi e di consulenza, ma includono anche interventi medici (normalmente psicologici) e di tutela. L'assistente sociale offre ai propri assistiti la saggezza, i consigli, le informazioni e la consulenza necessari. Ogni caso è diverso.

Gli assistenti sociali governativi (o delle ONG) in un paese occidentale (Europa e Nord America) offrono servizi che solitamente in altri paesi vengono forniti da anziani e familiari. I servizi di assistenza sociale sono troppo costosi per i governi dei paesi meno sviluppati.

La parola "sociale" è un po' fuorviante perché in Occidente, dove viene praticata maggiormente, l'assistente sociale non lavora con un'intera società, con una comunità o gruppo in un contesto sociale. L'assistente sociale normalmente gestisce singoli "casi" e solitamente un caso riguarda un individuo o, come accade sempre più spesso, una famiglia.

Paradossalmente i posti in cui si insegna l'assistenza sociale, in genere facoltà universitarie o scuole di amministrazione o assistenza sociale, spesso sono collegati (specie se piccoli) ai dipartimenti di sociologia. In queste scuole o facoltà solitamente si insegna anche lo sviluppo delle comunità (argomento di gran parte del materiale di questo sito web), che è però un'attività che si rivolge alle istituzioni sociali, come comunità o gruppi, e non a singoli individui. (Vedere Comunità).

A dare la spinta iniziale allo sviluppo di questo sito web sono state l'importanza e l'assoluta necessità dell'empowerment delle comunità nei paesi a basso reddito. Se si riduce la formazione degli assistenti sanitari alle persone che frequentano l'università, si limita il numero di assistenti sociali potenzialmente capaci: è una materia che si dovrebbe insegnare agli studenti della scuola media (dopo aver lavorato nel mondo reale e aver avuto esperienze di vita).

Questo documento non spiega come diventare assistente sociale (come il modulo sull'acqua non spiega come diventare un ingegnere civile), ma vi aiuterà ad avviare e a sviluppare un programma di assistenza sociale di comunità (ASC). La formazione su questo sito web si rivolge agli assistenti sociali che non hanno bisogno di una formazione universitaria.

Dove è adatta l'ASC?

In genere i paesi ricchi offrono servizi di assistenza sociale (ad un individuo o ad una famiglia, non ad una comunità), mentre i paesi poveri si affidano ai consigli, all'esperienza e alle conoscenze degli anziani e dei familiari. Dove sarebbe quindi adatto iniziare un programma di assistenza sociale di comunità? Programmi simili sono necessari dove non vengono forniti da anziani e familiari, ma dove non ci sono abbastanza finanziamenti per offrirli su base individuale.

Le situazioni che vengono subito in mente sono quelle che vedono ampie porzioni della popolazione sfollate o rifugiate, nei campi, nei paesi poveri. Inoltre, quando l'emergenza è finita, quegli stessi rifugiati potrebbero tornare a casa. Le loro vite sono state interrotte, hanno perso molti familiari, inclusi gli anziani, pertanto c'è ancora bisogno di servizi di assistenza sociale. Fino a che ci sono abbastanza finanziamenti disponibili per un assistente sociale professionale per supervisionare il lavoro a livello di comunità, mantenendolo ai livelli necessari, la stessa comunità può fornire energie, tempo e interesse per farlo funzionare.

Oltre ai rifugiati, ovunque ci sia un disastro che causa il decesso di anziani e familiari e/o che sconvolge l'organizzazione sociale normale e tradizionale, sarebbe opportuno avviare un programma di assistenza sociale basato sulla comunità. Questo vale anche per le situazioni createsi a seguito di disastri.

In presenza di grandi popolazioni di rifugiati, i servizi di base, ovvero cibo, acqua, protezione e servizi medici di base, vengono spesso forniti dalle agenzie ONU o dalle ONG internazionali. I finanziamenti non sono però illimitati, quindi potrebbe essere solo un tentativo simbolico di fornire servizi di assistenza sociale, ammesso che avvenga. Questa è una situazione ottimale per organizzare un programma di assistenza sociale di comunità.

Percezioni della comunità:

Quando un bambino è testimone di atrocità che distruggono il suo mondo, viene colpito profondamente. Vedere familiari e/o vicini uccisi da proiettili o da bombe produce un trauma enorme nei bambini. In molti casi l'esperienza porta il bambino a chiudersi in se stesso, a rifiutarsi di parlare e/o a rifiutarsi di rispondere alle interazioni quotidiane. Il bambino traumatizzato dagli stessi eventi per i quali si hanno comunità rifugiate o sfollate, presenta un comportamento che viene spesso interpretato in modo errato dalla famiglia o da chi lo segue. A volte si ritiene che sia mentalmente ritardato e incurabile. A volte si crede che sia posseduto da spiriti maligni. A volte la sua condizione viene vista come una punizione per i misfatti dei suoi familiari.

In tutti questi casi, vergogna e segretezza sono associate a questo comportamento. Troppo spesso chi segue il bambino non capisce che sta reagendo ai terribili eventi del disastro o della guerra civile e non sa che è possibile riportarlo ad una condizione di normalità con piccoli e semplici interventi.

Spesso questi bambini vengono nascosti (persino legati) in stanze buie lontano dagli sguardi degli altri. Non si possono vestire o lavare, spesso vengono trovati nella propria sporcizia e in condizioni di salute gravi, affamati, sporchi, malati, deboli e disperati. Gli annunci pubblici non sono in grado di trasmettere il messaggio: è necessario intervenire direttamente per valutare ogni bambino.

Se sono traumatizzati da eventi atroci e non ritardati o disabili per altre cause, possono mostrare cambiamenti notevoli: imparano a vestirsi, si lavano e mangiano. Servono pazienza, amore e sostegno per diverse settimane e uno stimolo o due, come ad esempio una bambola e magari più avanti un pallone, sono strumenti efficaci e utili per questo lavoro.

Questa è una situazione, che si ripete centinaia di migliaia di volte in tutto il mondo, in cui un programma di assistenza sociale di comunità è opportuno: si tratta di una situazione tipica per l'ASC.

Un assistente sociale professionista che ha frequentato l'università può valutare la situazione, prescrivere gli interventi adatti e monitorarli. Gli attivisti delle comunità possono lavorare con i membri della comunità per identificare bambini nascosti e che soffrono, per reclutare assistenti sociali a livello di comunità, organizzare un corso di formazione per loro e supervisionarli, organizzare OBC per gestire e far funzionare il programma a livello di comunità e assicurare un flusso di informazioni efficace. Gli abitanti del luogo, su base volontaria o tramite incentivi, possono fornire l'assistenza e gli stimoli ai bambini che hanno bisogno di aiuto e tenere aggiornati gli attivisti sul cambiamento delle loro condizioni e sull'ulteriore formazione necessaria.

Questa è solo una delle molte situazioni che coinvolgono rifugiati o sfollati vulnerabili nelle comunità sconvolte da disastri (ai quali sono sopravvissuti) causati da eventi naturali o umani.

I principi ASP:

La politica di "assistenza sanitaria primaria" (ASP) promossa dall' OMS (Organizzazione mondiale della sanità dell'ONU), segue diversi principi di base, il più noto dei quali è: prevenire è meglio che curare.

Un'altra idea particolarmente adatta all'assistenza sociale di comunità è quella che le risorse non si dovrebbero destinare a cure costose per poche persone.

Alla base vi è una politica di sanità pubblica a supporto del bene massimo per il maggior numero di persone. Con un budget limitato a disposizione, ciò significa che è necessario concentrarsi su poche malattie comuni per fornire una formazione elementare alle persone con un basso livello di istruzione e per raggiungere più pazienti possibile nelle regioni rurali e remote. Questo ha portato al concetto popolare (ma piuttosto impreciso) di "Dottore scalzo." (vedere anche Acqua e ASP). Se la politica di ASP si applica alla necessità di servizi sociali, allora il concetto di fondo è fornire una formazione elementare alle persone che non hanno studiato all'università concentrandosi sulle condizioni più comuni e più facili da trattare e affidandosi ad un sistema di riferimento per le malattie o le condizioni più complicate.

L'obiettivo nell'assistenza sociale di comunità è quindi organizzare un gruppo di membri della comunità ai quali offrire una formazione di basso livello (ovvero che non richiede l'istruzione universitaria) per trattare un numero limitato di condizioni sociali per i membri vulnerabili della comunità. I loro interventi non saranno flessibili o sofisticati come quelli degli assistenti sociali con una laurea e con una formazione sociale vasta, ma si riuscirà a raggiungere una percentuale della popolazione superiore rispetto a quanto potrebbero fare solo i professionisti altamente qualificati e relativamente costosi.

"Il bene massimo per il maggior numero di persone."

Struttura:

Qual è una struttura possibile per un programma di ASC?

In presenza di una popolazione di rifugiati o di persone che hanno avuto sconvolgimenti nella vita delle proprie comunità, dove hanno accesso all'assistenza per i propri bisogni immediati (cibo, rifugio, acqua, alloggio) ma non per il benessere sociale. Dove avete a disposizione solo uno o due assistenti sociali professionisti per una popolazione troppo grande perché riescano a gestire tutti. Dove c'è una situazione che favorisce l'organizzazione di gruppi di volontari.

Lì potete avviare l'ASC.

Gli assistenti sociali professionisti devono effettuare un'analisi delle esigenze per determinare un numero limitato di condizioni di cui gli assistenti sociali con un livello di istruzione inferiore si possono occupare. Devono poi formare e monitorare la formazione di un gruppo di lavoratori della comunità che hanno accesso ad una o più comunità target. Sia la valutazione delle esigenze che la formazione non avvengono in un solo momento, ma sono un processo continuo. Loro e i lavoratori della comunità (attivisti) devono identificare, reclutare e formare i membri della comunità, come i leader del programma della comunità, i professionisti per gli interventi di assistenza sociale nelle loro comunità e le persone che avranno il compito di controllare le situazioni mutevoli nelle rispettive comunità.

I membri dei gruppi della comunità conducono gli interventi di assistenza sociale. Dovranno essere assistiti con una formazione e istruzioni dagli attivisti e (più indirettamente) dagli assistenti sociali professionisti.

Si ottiene così una piramide di assistenza sociale, con il professionista in alto, i possibili istruttori degli assistenti sociali (temporanei o a lungo termine) supervisionati dagli assistenti sociali, gli attivisti, i leader della comunità e i manager dei gruppi comunitari (OBC) e membri della comunità e delle CBO che conducono la maggior parte degli interventi.

Formazione e supporto:

In generale, gli attivisti delle comunità non dovrebbero mai ricevere la formazione in un solo momento, ma necessitano di supporto regolare, di incoraggiamento e di un forum nel quale fare domande sul lavoro sul campo (vedere Metodi di formazione). Nell'ASC questo è ancora più necessario. Innanzitutto, gli attivisti senza una formazione formale (ai quali si rivolge in particolare questo sito web) necessitano di un supporto continuo e di contributi professionali.

In secondo luogo, per le tragedie testimoniate nell'ASC i lavoratori sul campo si devono incontrare con i colleghi per condividere le esperienze, per essere stimolati e fare il pieno di entusiasmo e atteggiamenti positivi. Un programma di ASC come quello descritto in precedenza ha bisogno di una procedura e di un forum che riunisca gli attivisti per condividere esperienze, fare domande relative al lavoro sul campo e ottenere input dagli assistenti sociali con una formazione ed educazione superiori. Un'unità di formazione potrebbe essere la soluzione a questa necessità. Come crearla dipende dai finanziamenti disponibili e dalle circostanze.

Un programma di formazione iniziale per gli attivisti potrebbe utilizzare i primi sei moduli di questo sito web. Li potete stampare e consegnare durante la formazione. Si possono facilmente adattare allo sviluppo di un programma di ASC. La formazione per l'assistenza sociale, invece, deve essere definita e creata dagli assistenti sociali professionisti dopo una valutazione iniziale delle situazioni e verrà modificata con l'arrivo di nuove informazioni.

Conclusione:

Dove ci sono solo uno o due assistenti sociali professionisti altamente qualificati per una vasta popolazione, che magari include diverse comunità (come tra i rifugiati e in situazioni simili), tanto che con gli interventi di assistenza sociale non si raggiungerebbe la maggioranza della popolazione, e dove quella popolazione necessita maggiormente di tali interventi a causa di disastri naturali o causati dall'uomo, l'ASC potrebbe essere la soluzione.

Sarà necessario riorganizzare le risorse disponibili, dando agli assistenti sociali a disposizione il compito di valutare, monitorare e guidare, usando gli attivisti per organizzare gruppi della comunità che si occupino del lavoro quotidiano, creando un programma di training, concentrandosi su alcune delle situazioni più comuni che colpiscono il maggior numero di persone e continuando a formare, incoraggiare e guidare gli attivisti e gli assistenti della comunità. Nelle situazioni appropriate, un programma del genere può essere efficace e utile.

––»«––

Riconoscimento:

Desidero ringraziare Rädda Barnen (Save the Children svedese) per avermi aperto gli occhi sul potenziale di questo settore di mobilitazione delle comunità. Ho avuto il privilegio di lavorare per Rädda Barnen per quasi quattro anni, dal 1988 al 1992, in qualità di Rappresentante nazionale per Afghanistan e Pakistan.

Lì ho assistito allo sviluppo di un programma di ASC. Alcuni anni prima, mentre i sovietici occupavano ancora l'Afghanistan, un'assistente sociale svedese appoggiata dall'UNHCR si era ritrovata da sola con il compito di rispondere ai bisogni non materiali di circa due milioni e mezzo di rifugiati afgani nella provincia frontaliera del nord-ovest del Pakistan (un altro milione e mezzo era nella provincia del Baluchistan). Prima erano rifugiati dall'occupazione sovietica e poi, dal 1992, rifugiati dalla guerra civile tra i signori della guerra afgani dopo la ritirata dei sovietici.

Dato che i rifugiati erano in prevalenza musulmani piuttosto conservatori (molti dei quali sono poi diventati sostenitori dei talebani), il programma doveva affrontare diversi problemi. Le donne non potevano uscire di casa, non potevano parlare con gli attivisti o gli istruttori uomini e non potevano studiare argomenti occidentali.

Gli esperti a Peshawar con esperienza sui rifugiati continuavano a dire, "Non si può fare".

Lo staff di Rädda Barnen e del governo (svedesi, afgani e pakistani), assistenti sociali, attivisti, staff di supporto e istruttori, lo hanno reso possibile. Hanno risolto i problemi con i religiosi musulmani (malaam e sceicchi) spiegando loro nei dettagli cosa stavano facendo, seguendo attentamente le regole di comportamento islamiche. I religiosi hanno poi ammesso che le donne erano più adatte a lavorare con i bambini svantaggiati, ma che avevano bisogno di una formazione. Hanno quindi concesso alle istruttrici di assistenza sociale di lavorare con loro nelle loro case.

I nuovi gruppi comunitari di assistenza sociale hanno lavorato nelle case della popolazione seguendo i precetti islamici. Dopo alcuni successi notevoli con alcuni bambini svantaggiati scelti appositamente dagli assistenti sociali, i religiosi si sono schierati dalla loro parte, uno alla volta. Alla fine uno di loro ha commentato: "Questa è la nostra jihad di assistenza sociale". Il loro sostegno è poi giunto attraverso annunci scelti con cura nelle moschee.

Il programma è sopravvissuto (ed è cresciuto) in un momento in cui altre ONG internazionali che lavoravano con le donne incontravano una forte opposizione, tanto che ad alcune è stato persino chiesto di andarsene perché accusate di corrompere gli animi della gente.

Non ero io il responsabile della creazione del programma o del suo successo (anche se avrei voluto esserlo). Sono arrivato e ho imparato.

Maggiori informazioni sul programma sono riportate in: Phil Bartle e Eva Segerström, "A Community Self-Help Approach; Refugee Children in Pakistan," pp 6-9, Children Worldwide, vol. 19, No 1/1992, ICCB, 65 rue de Lausanne CH-1202, Svizzera.

Desidero rendere omaggio all'incredibile creatività, all'impegno, alla perseveranza e alla lealtà di tutto lo staff di Rädda Barnen, svedesi, afgani e pakistani. Anche se qui non posso nominarli tutti, desidero menzionare in particolare Häken Torngärd ed Eva Segerström. Sono eroi tra gli eroi.

Per ulteriori informazioni, visitare i siti web di Rädda Barnen, (in inglese): http://www.rb.se/eng/, (in svedese): http://www.rb.se/sv/, o inviare una domanda a: [email protected]

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Organizzazione di una comunità in un campo profughi:


Illustrazione 4; Fiducia in se stessi anche in un campo profughi

© Copyright 1967, 1987, 2007 Phil Bartle
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Ultimo aggiornamento: 23.09.2011

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