LA PARTECIPAZIONE E LA CHIAVE DELL-EMPOWERMENT
di Ben Fleming
traduzione di Stefania Castelli
Non
sempre la partecipazione porta all’empowerment. E’ necessario che vi sia anche
un ambiente favorevole dove si possano alimentare le aspirazioni delle persone possano
essere alimentate e in cui si concretizzino le competenze necessarie per l’empowerment.
Per ottenere tutto ciò, ecco alcuni suggerimenti:
- Non sottovalutate le persone. Fornite loro gli strumenti per gestire le difficoltà; non teneteli al riparo da queste.
- Scomponete gli argomenti in tanti piccoli elementi.
- Partite da ciò che sta loro maggiormente a cuore e dagli argomenti che considerano importanti.
- All’inizio, non imponete le vostre idee e/o le vostre soluzioni.
- Aiutate le persone ad ampliare la percezione delle scelte a loro disposizione e a essere consapevoli delle implicazioni che ogni opzione comporta.
- Incorporate dei successi iniziali tangibili affinché i partecipanti acquisiscano una maggiore sicurezza in loro stessi.
- Create una scala di competenze, fiducia e impegno nel processo: offrite una gamma sempre più vasta dei livelli di coinvolgimento ad aiutate le persone ad avanzare in questo percorso.
- La formazione diretta all’empowerment potrebbe non essere molto gradita – sarebbe pertanto preferibile sviluppare le competenze in modo più organico, dato che fanno parte del processo stesso.
- Qualora sia possibile, evitate di optare per una soluzione globale irreversibile. Create un processo di apprendimento ripetitivo, con piccoli esperimenti e progetti pilota che siano di veloce attuazione e reversibili.
- Passate in esame ed ampliate incessantemente il numero dei membri. Man mano che si scoprono nuovi gruppi d’interesse, come si integreranno nel processo?
- Aiutate le persone a formare la loro capacità di comprensione dei processi decisionali remoti e complessi che pur essendo estranei ai poteri delegati del processo di partecipazione ne influenzano i risultati.
- Alimentate network e alleanze nuovi
- I progetti devono avere senso e portare ad azioni concrete.
- Mettete in relazione la capacità individuale di ciascun gruppo d’interesse di calibrare il proprio impegno, la responsabilità pubblica e il controllo dell’implementazione.
- Create dei momenti di riflessione e valutazione.
- Accertatevi che le persone si divertano! (Cfr. David Wilcox, “The Guide to effective Participation”)
La partecipazione in 10 idee fondamentali
1. Il livello di partecipazione
Sherry
Arnstein (1969) descriveva una scala di partecipazione formata da 8 gradini. Per
sommi capi, essi sono: 1 Manipolazione e 2 Trattamento terapeutico. Non partecipato
Lo scopo è curare e /o istruire i partecipanti. Il piano proposto è il migliore
e la partecipazione deve ottenere il sostegno pubblico mediante le pubbliche relazioni.
3 Informazione. Il passo più importante per legittimare la partecipazione. Ma troppo
spesso si pone l’enfasi su un flusso d’informazioni a senso unico. E non vi è
un canale per il riscontro.4 Consultazione.Indagini attitudinali, incontri di vicinato
e inchieste pubbliche. Ma è solo uno specchietto per le allodole. 5 Smorzamento
Alcune “persone meritevoli” accuratamente scelte sono co-optate in comitati.
6 Partenariato. Il potere viene ridistribuito attraverso negoziati ai cittadini e
ai suoi legittimi detentori. Le responsabilità progettuali e decisionali sono condivise.
7 Delega del potere. I cittadini detengono una netta maggioranza dei seggi nei comitati
con poteri delegati per prendere delle decisioni. Ora il pubblico può garantire
la responsabilità del programma. 8 Controllo da parte dei cittadini: Gli indigenti
gestiscono la progettazione, le decisioni e il programma in toto.
2. Iniziazione e processo
La
partecipazione non avviene per caso, ma è iniziata. C’è qualcuno che gestisce
nel tempo un processo, e permette che altri siano coinvolti e possano esercitare
un controllo su ciò che si verifica. Il processo si contraddistingue in quattro
fasi: iniziazione – preparazione – partecipazione – continuazione.
3. Controllo
L’iniziatore
ha un ruolo forte, poiché decide quanto controllo debba essere esercitato e dove.
Questa decisione equivale a salire un gradino della scala – o prendere una posizione
sul livello di partecipazione.
4. Potere e scopo
Comprendere
la partecipazione comporta la comprensione del potere: la capacità dei vari gruppi
d’interesse di ottenere ciò che desiderano. Il potere dipenderà da chi ha le
informazioni e il denaro. Ma dipenderà anche dalla sicurezza in se e dalle competenze
delle persone. Molte organizzazioni non consentono la partecipazione della gente
comune perché temono di perdere il controllo. Tuttavia ci sono molte situazioni
in cui il lavoro comune permette di ottenere molto più di quanto non si ottenga
da soli. Queste rappresentano i benefici della partecipazione.
5. Il ruolo del facilitatore
Il
facilitatore controlla gran parte di ciò che accade. E’ importante che egli tenga
sempre ben a mente il suo ruolo.
6. Portatori d’interesse e comunità
Un
portatore d’interesse è chiunque abbia interesse in ciò che accade. Chi subirà
gli impatti di un progetto, controlla le informazioni, le competenze e il denaro
necessari, chi può essere d’aiuto e chi invece d’intralcio? Chiunque sia soggetto
agli impatti non ha la stessa voce in capitolo. Usate la scala per immaginare chi
sia più influente.
La
comunità che partecipa dipende dal progetto poiché numerose persone sono interessate
a diversi argomenti.
7. Partenariato
E-
utile quando molteplici interessi si uniscono spontaneamente in modo formale o informale
per raggiungere un obiettivo. I partner non devono avere uguali competenze, fondi
e sicurezza in sé stessi, ma devono fidarsi reciprocamente e condividere alcuni
impegni. Ma per costruire la fiducia e l’impegno ci vuole del tempo.
8. Impegno
L’impegno
è l’altra faccia dell’apatia: le persone impegnate vogliono raggiungere un obiettivo,
gli apatici no. Ma cosa porta a impegnarsi? Non certo il dire alle persone che dovrebbero
avere a cuore qualcosa, né invitarle a incontri pubblici o bombardarli con volantini
patinati. Le persone si curano di ciò che li interessa, e si impegnano quando comprendono
che possono ottenere qualcosa. Le persone restano apatiche davanti alle vostre proposte,
probabilmente non condividono i vostri interessi o le vostre preoccupazioni.
9. La responsabilità scaturisce dalle idee
Le
persone probabilmente saranno più propense a far qualcosa se sono interessate o
se qualcosa permette loro di esprimere la loro opinione. Praticamente è necessario
tenere dei seminari di brainstorming, aiutare le persone a pensare in modo pratico,
e negoziare con gli altri un risultato che sia accettabile per il maggior numero
di persone possibile. L’apatia è direttamente proporzionale agli interessi che
le persone hanno nelle idee e nei loro risultati.
10. Sicurezza di sé e capacità
Riuscire
a mettere in pratica le idee dipende dalla sicurezza che le persone hanno in sé
e dalle loro competenze. Molti processi partecipativi comportano delle innovazioni.
È alquanto improponibile pretendere che gli individui o dei piccoli gruppi improvvisamente
sviluppino la capacità di prendere decisioni complesse e farsi coinvolgere in grandi
progetti. Necessitano di formazione e che sia data loro l’opportunità di imparare
in modo formale e informale, di aumentare la sicurezza in se stessi e la fiducia
reciproca.
Tratto da David Wilcox, The Guide to effective Participation : http://www.partnerships.org.uk/guide/index.htm
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––»«––Ultimo aggiornamento: 14.10.2011
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