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Generazione del reddito




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SUSSIDI, CREDITO E DIMINUZIONE DELLA POVERTA'

di Phil Bartle, PhD

tradotto da Alessandra Noris


Note per l'animatore e per il formatore

Questa breve nota ha lo scopo di fare comprendere a chi opera in comunità le tecniche di empowerment delle comunità a basso reddito.

Introduzione.

Molte persone di buon cuore hanno conosciuto la durezza della povertà, spesso in occasione di catastrofi provocate dalla natura o dall'uomo. Queste persone hanno cercato di aiutare le vittime a produrre i propri mezzi di sostentamento. Alcuni hanno procurato delle macchine da cucire, altri del cibo. La conseguenza comune di questi modelli di aiuto è che, quando cessa la carità, la povertà ritorna a farsi sentire.

La nostra visione è aiutare i poveri; non mantenerli dipendenti dalla carità (e quindi farli rimanere poveri) ma aiutarli a diventare più forti, capaci di vivere e crescere senza dovere aspettare la carità altrui.

Nel materiale formativo proposto in questo sito, l'argomento principale è l'"empowerment". Con l'"empowerment" i beneficiari dell'aiuto non ricevono carità, che li renderebbe ancora più dipendenti, ma un aiuto a diventare più forti (empowered), autosufficienti e meno dipendenti dalla carità altrui.

Ci sono diversi modi di dare. Certi doni, anche quelli offerti con le migliori intenzioni, inducono coloro che li ricevono a aspettare di riceverne altri da cui finiscono per diventare dipendenti (si veda "La sindrome da dipendenza"). Ci sono invece altri tipi di doni che aiutano i poveri a diminuire il loro stato di povertà. Queste sono le offerte che incoraggiamo e sosteniamo.

Naturalmente nelle condizioni di emergenza siamo del tutto favorevoli alla carità. Sciagure come terremoti, inondazioni, uragani, guerre, bombe, disastri aerei causano vittime bisognose di aiuti immediati. In queste circostanze abbiamo il dovere di procurare aiuti immediati sottoforma di scorte alimentari, rifugi, medicinali e assistenza per le vittime che altrimenti non sopravviverebbero.

Ci sono altre situazioni in cui la carità diventa invece un ostacolo alla crescita e, anzichè aiutare le vittime a recuperare le forze, perpetua lo stato di debolezza e povertà. Non è facile distinguere tra queste due situazioni e men che meno decidere quando smettere di fare carità per iniziare a promuovere la crescita.

Secondo i principi dell'empowerment, l'approccio alla diminuzione della povertà richiamato in questo documento si basa sulla creazione di nuovo valore aggiunto (ricchezza), sul rifiuto della carità come mezzo per alleviare la povertà e sul ricorso al credito a un tasso di interesse di mercato equo e non agevolato.

Si fornisce invece senza corrispettivo, quando ciò è possibile, la formazione e l'organizzazione che aiuta i beneficiari a ricorrere al credito incominciando a generare vero valore aggiunto (ricchezza) e quindi reddito.

Sussidi e prestiti

Qualcuno sostiene che dare sussidi economici ai poveri favorisca la generazione di reddito. I sussidi sono doni. Non ci aspettiamo che vengano restituiti. Quando vediamo persone in stato di bisogno siamo tentati di aiutarle donando loro cose utili. Questo tipo di aiuto tuttavia incoraggia chi lo riceve a aspettarsi di ricevere altri doni.

Siamo d'accordo nel sostenere che nei casi di emergenza, nelle catastrofi sia giusto offrire alle vittime quanto necessita alla loro sopravvivenza (cibi, vestiti, rifugio). Senza questi aiuti non sopravviverebbero. Una volta che il pericolo di sopravvivenza cessa, tuttavia, continuare a fare offerte contribuisce solo a generare e a intensificare la sindrome di dipendenza e a rafforzare la condizione di povertà.

L'"Attitudine alla carità" porta a continuare a donare ai poveri i mezzi di sostentamento. L'"Analisi dello sviluppo" invece dimostra che la carità non è un modo di fare sostenibile perchè non aiuta i poveri a diventare più forti e autosufficienti e contribuisce ad aggravare lo stato di povertà nel tempo.

Qualcuno crede che trasferire fondi ai bisognosi sia un modo per aiutarli a generare reddito. Non è così. La ricchezza non si genera trasferendo denaro da una persona a un'altra. L'offerta di denaro allevia i sintomi della povertà di chi la riceve ma solo temporaneamente. Non opera alle radici della povertà e non riduce nè allevia la povertà.

Il trasferimento di denaro che sosteniamo avviene nella forma del credito, cioè nella forma di un prestito che deve essere restituito. Se chi riceve il prestito opera in modo da produrre reddito, includendo la parte che serve a ripagare il prestito oltre a quella che gli consente di fare fronte ai suoi bisogni di cassa, allora costui ha prodotto vera ricchezza.

Tassi di interesse

Una volta stabilito che sono prestiti anzichè i sussidi a contribuire alla riduzione della povertà e alla generazione di reale valore aggiunto (ricchezza),ci si può chiedere: "é opportuno fare pagare gli interessi sul prestito e, se sì, a quale tasso?"

Di nuovo, persone di buon cuore ma propense alla carità potrebbero obiettare: "Queste persone sono povere, non si dovrebbe far pagare loro gli interessi, al massimo si dovrebbero richiedere interessi a tassi agevolati." Come abbiamo già detto, questo atteggiamento alimenta la povertà e non contribuisce affatto ad eliminarla.

Un programma che si propone di aiutare le persone a diventare autosufficienti è di fatto un programma di formazione. Quando vediamo un mendicante all'angolo della strada e gli diamo una moneta, non facciamo altro che insegnargli una cosa. Quello che gli insegnamo è che mendicare paga e gli diamo un buon motivo per continuare a mendicare.

Facciamo ancora una volta riferimento alla storia "Maometto e la fune" nella sezione "Storie". Quando il mendicante chiede al Santo Profeta (la pace sia con lui) di dargli del cibo, il profeta gli dà una fune e gli consiglia di andare nel bosco a raccogliere legna, legarla e trasportarla con la fune fino in paese per rivenderla e guadagnarsi il denaro che gli serve per acquistarsi il cibo. Il mendicante accetta il consiglio e si procura così il denaro anzichè i beni di consumo che ha richiesto. Questo è un dono che lo rende più autosufficiente e meno bisognoso di carità.

Tenedo questo principio in mente, la nostra metodologia consiglia di prestare i fondi al tasso di interesse disponibile anche in assenza dello specifico progetto, vale a dire a un tasso di mercato oppure ai tassi governativi.

Elargire prestiti a tassi agevolati o senza interessi induce i beneficiari a operare a condizioni facilitate rispetto a quelle reali; noi dobbiamo insegnare a operare alle condizioni reali.

Nei mercati non ufficiali e illegali del credito vengono applicati tassi sproporzionati (usura), anche oltre il 200%. Con questa metodologia assistiamo coloro che intendono accedere al credito affinchè lo possano ottenere dagli operatori istituzionali (banche, casse,..) evitando la dipendenza dagli usurai.

Secondo questo approccio alla diminuzione della povertà, i prestiti devono essere accessibili ai tassi normali, non a tassi agevolati o nulli.

Una nota sulla religione

Molte religioni, e in particolare quelle di tradizione ebraica/cristiana/islamica impongono particolari norme contro l'elargizione di prestiti a tassi di interesse troppo alti, a volte persino contro la sola applicazione di un interesse.

Tassi di interesse sproporzionatamente alti sono infatti ritenuti un furto. L'usura è praticata da sempre, da tempi biblici si direbbe. Anche noi siamo decisamente contro questa pratica.

Quando si opera un programma di generazione del reddito come questo nella società islamica ci si trova di fronte a un dilemma: (1) la diminuzione sostenibile della povertà richiede l'applicazione di interessi e (2) le norme religiose proibiscono di addebitare interessi.

Non abbiate paura; c'è una soluzione. Raccomandiamo di comportarsi esattamente come fanno le banche nei paesi islamici.

L'applicazione di interessi sui prestiti è di fatto un canone per l'uso temporaneo di una certa somma di denaro. Addebitare un canone per l'affitto di un'appartamento o per il noleggio di un'automobile è permesso. La banca quindi addebita un quota di servizio o un canone di noleggio invece degli interessi. Prendete a riferimento i tassi applicati da alcune di queste banche e addebitate gli stessi nel vostro schema di generazione di reddito.

Oltre a evitare l'"Approccio carità", evitate l'usura.

Chi fa la banca?

Questo metodo, oltre a prevedere il ricorso al credito a tassi di interesse normali ed equi, prevede che per ottenere il credito ci si rivolga a una banca, a una cassa o comunque a un'istituzione finanziaria legittimamente autorizzata a praticare prestiti.

E' decisamente consigliabile fare prestare i fondi (al gruppo di beneficiari che partecipano al programma) da una banca anzichè prestarli personalmente. In questo modo si opera con trasparenza evitando il rischio (o la tentazione) di mettere in atto comportamenti opportunistici o corrotti.

Se è la stessa persona o agenzia che organizza i programmi a favore delle comunità a prestare i fondi, l'efficacia dell'azione di empowerment e animazione può risultarne compromessa. Anche se si è assolutamente onesti, qualcuno potrebbe sospettare un interesse personale nel prestare denaro e smettere di fidarsi, rendendo così inefficaci le azioni.

Invece di dare sussidi, usate il denaro per fare formazione sul ricorso al credito. Invece di finanziare il pagamento degli interessi, usate il denaro per fare altra formazione.

Insegnate ai beneficiari del programma di credito a sopravvivere e crescere nel mercato del credito effettivo.

Conclusioni

Questo capitolo spiega perchè è opportuno evitare di ricorrere alla carità nella forma di sussidi in denaro o in natura. L'accesso al credito a condizioni di mercato attraverso istituzioni finanziarie aiuta i beneficiari a migliorare la propria posizione e a diventare autosufficienti evitando la dipendenza dalla carità.

Quello che può essere fornito gratuitamente è l'organizzazione del programma di accesso al credito e la relativa formazione ma non il denaro.

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Un'iniziativa di formazione; Una visita alla banca:


Illustrazione 9

© Copyright 1967, 1987, 2007 Phil Bartle
Web Design di Lourdes Sada
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Ultimo aggiornamento: 16.10.2011

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