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ILLUSTRAZIONE DEL CICLO DI MOBILITAZIONEdi Phil Bartle, PhDtraduzione di Porzia PersioDocumento di formazione e riferimentoDettagli di ciascuna fase del cicloSommario: Questo documento illustra ciascuna fase del ciclo di mobilitazione. Ogni fase viene spiegata succintamente. Da leggersi con il prospetto del seminario in una pagina del Ciclo di mobilitazione . Tale ciclo è illustrato in Illustrazioni del ciclo di rafforzamento Introduzione: Il ciclo di mobilitazione viene talvolta chiamato "ciclo di promozione alla partecipazione comunitaria", o "ciclo per la soluzione dei problemi", o "ciclo di sviluppo comunitario", o "ciclo di animazione sociale". Si tratta di una serie di interventi (attuati da uno o più mobilitatori) pensati per aumentare il livello di coinvolgimento di una comunità nelle decisioni che ne riguardano lo sviluppo. Viene chiamato "ciclo" in quanto è ripetuto, basandosi ogni volta sui precedenti successi, errori e lezioni.
Il ciclo:
Le azioni principali:
La partecipazione di tutti i membri di una comunità target (a prescindere da peculiarità biologiche o sociali) è essenziale sia per la riduzione della povertà, sia per il rafforzamento comunitario. Qui la "partecipazione" al PSC specificamente significa piena partecipazione della comunità (e non soltanto di alcune sue fazioni) al controllo da esercitare e alle decisioni da prendere. Le decisioni chiave da prendere, e il controllo da esercitare, includono: accertamento delle situazioni (bisogni e potenzialità); determinazione dei problemi prioritari (e, partendo di lì, creazione di scopi e obiettivi); pianificazione di azioni (piani di azione comunitaria, progetti): loro attuazione e monitoraggio, nonché valutazione dei risultati. La comunità nel suo insieme si assume la responsabilità (non scaricandola su terzi). I contributi mediante risorse (per esempio donazioni, manodopera comune, forniture), il dialogo e le consultazioni con agenzie esterne sono incoraggiati, anche se la "partecipazione" (in tale strategia) è molto più ampia e coprente sia di "contributo", che di "consultazione". Sensibilizzazione e autorizzazioni: i mobilitatori comunitari devono essere riconosciuti dalle autorità e ottenere lo status legale, se non vogliono essere arrestati in quanto agitatori sediziosi, o infastiditi dalla polizia o da chi si occupi del mantenimento di legge e ordine pubblico. Tra l'altro, sono le autorità che più hanno interesse a mantenere il metodo di "fornitura" e a temere quello di "abilità", poiché impiegati pubblici, funzionari, politici, leader nuovi e tradizionali, tecnici, vedono benefici immediati nel metodo di fornitura, in quanto mezzo per guadagnare influenza, popolarità, voti, promozioni e avanzamenti di carriera. La sensibilizzazione non è soltanto una formalità, deve anzi essere ben pianificata ed eseguita. Neutralizzare dicerie e false ipotesi deve essere parte integrante della strategia di sensibilizzazione. Presa di coscienza: prima di spingere la comunità ad agire (e quindi a imparare a divenire più forte), il mobilitatore deve rendere i membri della comunità consapevoli delle realtà specifiche. Durante questa fase, è importante evitare di creare false speranze, e neutralizzare attivamente le inevitabili ipotesi e dicerie sul tipo di assistenza da aspettarsi.
I
problemi della consapevolezza includono:
Organizzazione delle unità: nessuna comunità è unificata; vi sono, in vario grado, scismi e fazioni in ognuna di esse. Quando vi è troppa disparità sociale, è più difficile arrivare al consenso comunitario sulle questioni prioritarie, e quindi sugli scopi prioritari. L'organizzazione delle unità è un antecedente necessario alla maggior parte della mobilitazione comunitaria, e continua, se necessario, per tutto il ciclo. Vedi Organizzazione delle unità. Formazione dei mobilitatori: i pochi mobilitatori disponibili non sono in grado di raggiungere tutte quelle comunità che necessitano di interventi per promuoverne l'empowerment e l'autosufficienza. Nel caso del PGC in Uganda, c'erano dieci mobilitatori del governo locale per ogni raggruppamento di comunità. Questi erano volontari non remunerati, originariamente costituitisi come parte del movimento di resistenza, e reclutati per promuovere la consapevolezza sulla forma di partecipazione democratica del presidente Museveni. Abbiamo offerto loro la formazione e qualche piccolo incentivo come magliette e biciclette, ed essi hanno ampliato gli sforzi per la mobilitazione dei FSC e degli ASC (funzionari per lo sviluppo comunitario e dei loro assistenti). La mancanza di mobilitatori che siano sufficientemente formati per stimolare l'autoaiuto, è uno dei fattori principali nella creazione ed espansione di questo sito web e nello sviluppo dei moduli di formazione ivi contenuti. Molti di questi sono linee guida per la stesura di materiale di formazione nelle lingue locali, adattabili alle diverse condizioni locali. La parte centrale del materiale di formazione è la Formazione per il rafforzamento, curriculum di formazione manageriale comunitaria, e i tre manuali per mobilitatori sulla (1) mobilitazione, (2) generazione del reddito e (3) monitoraggio. Poiché l'input fondamentale nel processo di empowerment è la formazione manageriale e per la mobilitazione, e non il finanzamento parziale dei progetti comunitari, il materiale di formazione è centrale in tale processo. Formazione manageriale: uno degli elementi del programma di gestione comunitaria che lo distingue dall'animazione vera e propria, o dagli interventi di sviluppo comunitario, è l'aggiunta della formazione manageriale. Non basta permettere o anche stimolare una comunità emarginata o a basso reddito a participare ad azioni e processi decisionali democratici e di sviluppo; è anche necessario che quella comunità abbia la capacità di partecipare. La formazione manageriale è pensata in modo da aumentare detta capacità. In quanto metodo di costruzione delle capacità, la formazione manageriale travalica la formazione tradizionale, che pone l'enfasi soltanto sul trasferimento delle competenze. Sviluppata negli anni Cinquanta per i manager senior delle grandi società, la formazione manageriale comporta in qualche misura il trasferimento delle competenze, ma anche la presa di coscienza, il trasferimento delle informazioni, la promozione e la ristrutturazione (organizzazione dei processi decisionali e organizzazione di azioni efficaci). Ai nostri partecipanti piaceva dire: "Questa non è semplicemente formazione sull'empowerment, sulla mobilitazione e sull'organizzazione, questa formazione è l'empowerment, la mobilitazione e l'organizzazione". Valutazione participativa: anche se il mobilitatore deve per prima cosa accertare le risorse comunitarie, le potenzialità, gli ostacoli e i bisogni, la strategia del ciclo di mobilitazione richiede che l'accertamento sia effettuato con la comunità nel suo insieme. Tutto ciò potrebbe non avvenire in una sola volta, ma lo si potrà fare o lasciar finire in un secondo tempo alla direzione della comunità, una volta che questa si sia formata e organizzata. Tutti i piani e le azioni future dell'intervento devono avvenire in base alla realtà osservata, non a fantasie o interessi particolari di talune fazioni all'interno della comunità. Bisogni e potenzialità devono essere riconosciuti da tutti nella comunità. Definire le priorità; problemi e obiettivi: allorché la comunità è sufficientemente unita e tutte le parti ne sono coinvolte, compresi donne, disabili e tutti coloro che hanno minori probabilità di godere della piena partecipazione alle decisioni comunitarie, è tempo di chiamare la comunità all'azione. Ciò può avvenire previo consenso sui problemi prioritari, affrontandoli in modo da identificare gli obiettivi prioritari. La tecnica del brainstorming è uno degli strumenti da utilizzare in questi casi. Piano di azione comunitaria (PAC): la comunità deve concordare su quanto voglia ottenere nel successivo periodo di tempo, un anno, cinque anni (solitamente lo stesso periodo dei piani distrettuali). Il piano può anche comprendere uno o diversi progetti comunitari. Organizzare un CEC, comitato esecutivo: poiché i dettagli di un progetto non possono venir definiti durante un incontro pubblico con centinaia di persone, la comunità si trova praticamente nella necessità di formare un esecutivo (comitato per il progetto, comitato per lo sviluppo, CEC o comitato esecutivo comunitario). Il comitato esecutivo dovrebbe essere eletto con consenso, qualora le votazioni contribuissero a fazionalismi e scismi; in questi casi, il mobilitatore deve essere consapevole e attento ai valori e alle pratiche comunitarie. Il mobilitatore deve poi istruire il comitato nella pianificazione partecipativa, gestione e leadership, affinché questo non diventi non transparente (segreto) alla comunità nel suo insieme. Il CEC dovrebbe esaminare il piano di azione, aggiungere dettagli ove necessario, ed elaborare un progetto da sottoporre all'approvazione comunitaria (usando di nuovo i metodi di partecipazione promossi dal mobilitatore). È necessario qui penetrare più a fondo nella strategia di gestione comunitaria (l'elemento B), e integrarla in questo ciclo di mobilitazione. Elaborazione dei progetti comunitari: la chiave della formazione manageriale consiste nel domandare e rispondere alle quattro domande fondamentali: (1) Che cosa vogliamo? (2) Che cosa abbiamo? (3) Come possiamo fare uso di quel che abbiamo per ottenere quel che vogliamo?, e infine (4) Che cosa succederà qundo lo avremo ottenuto? Queste domande vengono poi approfondite nel dettaglio, fino a diventare l'elaborazione di un progetto comunitario. Per quanto riguarda la metodologia in questo caso - rispondere alle domande ed elaborare un progetto comunitario - essa è partecipativa, nel senso che è diretta dal mobilitatore in quanto istruttore (che chiede le domande), e generata dai partecipanti in quanto gruppo (che a quelle domande risponde). Un "progetto" è l'azione (o una serie di azioni) decisa dalla comunità (come gruppo, stimolata dal mobilitatore). La forma dell'elaborazione del progetto è grossomodo questa: Qual è il problema? Definite uno scopo come soluzione al problema; ridefinite tale scopo in una serie finita di obiettivi (SMART); identificate risorse e limitazioni; create una serie di strategie per utilizzare le risorse, evitate le limitazioni e raggiungete gli obiettivi; scegliete la strategia più efficace; determinate l'organizzazione (struttura, "chi fa che cosa", budget, programma); infine determinate il monitoraggio, il reporting e la valutazione. Negoziazione: il mobilitatore si trova qui a camminare sul fil di lama. Da un lato, si fa eccessivo affidamento sulle risorse esterne; dall'altro, c'è l'autentica esigenza di ulteriori risorse necessarie alla comunità (e alle quali può esserci diritto d'accesso, come per le sovvenzioni governative o da entrate locali). Laddove una elaborazione del progetto venga usata come proposta, o una proposta vera e propria venga stesa dall'esecutivo comunitario, diventa lo strumento di negoziazione tra la comunità e le autorità esterne, nonché le potenziali fonti di risorse. Anche se non ricerca risorse esterne, la comunità deve assicurarsi che i propri piani siano compatibili con i piani generali dell'ambiente geografico, delle comunità vicine, del distretto o regione in cui è situata, qualsiasi piano e priorità nazionali. Le discussioni in fase di negoziazione dovrebbero includere questi argomenti. Tutte le parti interessate partecipi al progetto comunitario dovrebbero venir coinvolte nella negoziazione. Qualora la comunità ricerchi risorse o approvazione, o entrambe, l'elaborazione del progetto e/o la proposta è il suo strumento di negoziazione. Stesura del contratto e negoziazione: il contratto è uno strumento opzionale, raccomandato in questo frangente. Il mobilitatore può assistere e guidare l'esecutivo comunitario nella stesura della bozza di contratto, basata sul'elaborazione del progetto. La sua formulazione dovrebbe essere semplice e concisa, mentre la proposta o l'elaborazione del progetto può venir acclusa in appendice. I firmatari del contratto dovrebbero rappresentare ogni parte interessata, e questa fase può confluire in quella di negoziazione sopra illustrata. Le negoziazioni garantiscono la trasparenza pubblica sul progetto proposto, e che a ciascuna delle parti interessate coinvolte risultino comprensibili gli scopi e le azioni del progetto comunitario; confermano inoltre la legittimità della comunità a dichiararsi responsabile per il proprio progetto. Firma del contratto: tra i firmatari si trovano i rappresentanti di ogni parte interessata (esecutivo comunitario, funzionari distrettuali, leader locali, funzionari delle agenzie, mobilitatori). La riunione per la firma del contratto può rappresentare l'occasione per ognuno di loro di incontrarsi di persona contemporaneamente. Questo è dunque per il mobilitatore il momento propizio per mantenere il coinvolgimento comunitario nel progetto (impegno civile; partecipazione comunitaria), in quanto tratto distintivo di alto profilo dello sviluppo. Qualora si sia sicuri che tutti i firmatari abbiano in precedenza concordato sul contratto, si può voler celebrare l'apposizione della firma, includendola in una successiva cerimonia ufficiale. Mettere a disposizione una stanza, magari l'aula di una scuola, può essere apprezzato dai firmatari. Includerla in una cerimonia ufficiale accresce la legittimità della firma e la consapevolezza pubblica sulla metodologia dell'empowerment comunitario. Pagamento della prima rata: se la proposta e il contratto mirano all'ottenimento di risorse finanziarie per il progetto comunitario (senza dimenticare il caveat sulla dipendenza), la prima rata del pagamento può rappresentare il momento giusto per una cerimonia ufficiale (facendola magari coincidere con la firma del contratto). Questa è un'opportunità di innalzare il profilo del progetto, e incrementare la partecipazione comunitaria alla sua elaborazione. L'intrattenimento, magari sotto forma di canto, danza, percussioni e teatro, eseguiti da gruppi culturali locali, piccoli scolari o volontari, è un buon modo di rafforzare l'orgoglio e la lealtà nelle tradizioni culturali comunitarie. Si può invitare la stampa perché si parli dell'evento alla radio, sui giornali locali, persino alla Tv nazionale. La ragione di ciò è che si migliora la trasparenza, si innalza il profilo del progetto, e si accresce la consapevolezza sulla partecipazione comunitaria e l'empowerment. Avvio dei lavori: a questo punto, la comunità e i suoi leader, come politici e giornalisti, sarà più interessata alle azioni e ai risultati (per esempio la costruzione delle latrine, la fornitura dell'acqua, l'ospedale o la scuola), ed è necessario che tenga presente e sia stimolata dal fatto che monitoraggio e reporting devono essere concomitanti all'azione. Qui l'entusiasmo della comunità potrebbe smorzarsi o infrangersi, se l'azione (soprattutto dal punto di vista finanziario) non risulta trasparente e del tutto chiara a ciascun membro della comunità. Se lo scopo della comunità è il completamento di una struttura, quello della strategia e del mobilitatore è di accrescere la forza e le capacità della comunità, perciò si porrà l'enfasi sul monitoraggio e il reporting (orale e scritto). Inoltre, quello è il momento in cui la comunità si rende conto che è necessaria una maggiore formazione nelle competenze relative all'azione (competenze finanziarie e contabili, stesura dei rapporti, competenze tecniche), e in cui, nuovamente, l'elemento B della strategia deve venir integrato nel ciclo di mobilitazione. Monitoraggio e reporting: mentre monitoraggio e reporting mirano a osservare l'azione al fine di apportare aggiustamenti ed evitare di uscire fuori strada, li si può completare con un accertamento e valutazione più approfonditi. Ciò comporta l'accertamento dell'impatto dell'azione, e il giudizio valutativo sulla sua esecuzione; se avrebbe dovuto essere eseguita, e che cosa invece si sarebbe dovuto pianificare. Ciò a sua volta rende possibile la ripetizione del ciclo, perché ricopre lo stesso ruolo dell'analisi della situazione iniziale e l'accertamento da parte della comunità. Pagamenti delle rate successive: il pagamento dei fondi esterni all'esecutivo comunitario dovrebbe avvenire per fasi, e sempre che i lavori siano stati portati a termine su tutti i livelli. Anche se non è stato necessario ricorrervi (dal PGC in Uganda), questa è una forma di assicurazione, cosicché se i lavori (o il reporting) vengono sospesi, lo saranno anche i pagamenti. Proseguimento dei lavori fino alla loro ultimazione: con i lavori in fieri, il mobilitatore ha la responsibilità di assicurarne l'effettivo monitoraggio (soprattutto da parte dei membri della comunità, tanto quanto da parte di una qualsiasi delle parti interessate). La trasparenza, in special modo sugli importi e gli usi dei pagamenti, è necessaria per sostenere l'interesse e la fiducia della comunità nel proprio esecutivo. I pagamenti successivi da parte delle agenzie che provvedono ai fondi esterni, dovrebbero fondarsi sulla responsabilità (comunicativa e finanziaria), e la salvaguardia di trasparenza, onestà, affidabilità e integrità da parte di coloro che rispondono alla comunità della gestione del progetto. Cerimonia ufficiale di chiusura: cerimonie e festeggiamenti, seppure giornate speciali per la maggior parte delle persone, sono duro lavoro per il mobilitatore. Così come per la cerimonia di consegna dei fondi di cui si è parlato più sopra, la cerimonia di chiusura fornisce l'occasione di pubblicizzare un avvenimento pubblico, di sensibilizzare la gente sull'empowerment comunitario e su quello specifico progetto, nonché di confermare la legittimità e la pertinenza della promozione alla partecipazione comunitaria, e dell'empowerment delle comunità a basso reddito. La cerimonia di chiusura, con la copiosa presenza della stampa e di spettacoli culturali, è anche l'occasione per ricordare ai membri della comunità che devono valutare il progetto ora completato, e determinare la successiva priorità, riavviando da capo il ciclo di mobilitazione. Ripetizione del ciclo: azioni come queste non sono da "una volta e basta". Si tratta di un processo di cambiamento sociale (sviluppo) che deve essere sostenuto. Pur se la comunità avrà raggiunto un più alto livello di empowerment rispetto a prima che si avviasse il primo ciclo, si dovrà ricominciare tutto da capo. Tra l'altro, il mobilitatore dovrà formare dei sostituti in caso di eventuali abbandoni, e il gruppo di mobilitatori dovrebbe inoltre identificare dei mobilitatori interni alla comunità (che non dovranno fare uso delle tecniche di mobilitazione per il proprio beneficio a spese del rafforzamento della comunità) in grado di sostenere gli stimoli e gli interventi, dopo che l'agenzia dei mobilitatori o il ministero se ne saranno andati. Ciascuna fase del ciclo di mobilitazione è collegata a quelle prima e dopo di essa, e al ciclo nel suo insieme. Le fasi presentano un ordine logico e funzionale. Ogni volta che il ciclo si ripete, ciò avviene in base agli accertamenti compiuti durante il ciclo precedente, e si costruisce sui risultati del rafforzamento già realizzatosi. Altri interventi di potenziamento delle capacità: anche i seguenti interventi fanno parte della strategia di mobilitazione, ma possono venir introdotti nelle varie fasi del ciclo di mobilitazione. Ciò viene determinato dal mobilitatore, se edotto e conscio delle condizioni variabili nella comunità. Gli scopi della mobilitazione nello sviluppo di una comunità possono cambiare da villaggio a villaggio. Nondimeno, gli elementi comuni includono: eradicamento della povertà, buona governance, cambiamenti nell'organizzazione sociale (sviluppo), potenziamento delle capacità nella comunità, il rendere più forti e consapevoli le persone a basso reddito ed emarginate, nonché l'equilibrio tra i due sessi.
––»«––Per la presentazione in PowerPoint del ciclo di mobilitazione, completa di testo e illustrazioni, guarda in Power. © Copyright 1967, 1987, 2007 Phil Bartle
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